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“Io preso a calci e pugni dal Pocho”

Era in preda a «rabbia implacabile, incomprensibile», «sono stati attimi in cui prendevo calci e pugni senza capire perché». È il punto chiave della denuncia presentata ieri mattina in Procura da Ernesto, 21 anni, che si dice vittima e protagonista di un brutto episodio accaduto qualche notte fa a Posillipo. Colpito da «rabbia implacabile e incomprensibile da Ezechiel Lavezzi, detto Pocho», come si legge nell’esposto depositato ieri mattina all’ufficio denunce del Palazzo di giustizia. Una denuncia firmata dalla presunta vittima (in attesa degli accertamenti del caso) dell’aggressione, in calce alla quale ci sono anche le firme di sei ragazzi. Cinque ragazzi e una ragazza, tutti maggiorenni che sono disposti a testimoniare al fianco di Ernesto, che dice di esser stato picchiato in due riprese da un asso del calcio letteralmente «pervaso da furia».
Il racconto – Quella notte – tra il 14 e il 15 dicembre, tra le 2,30 e le 3 del mattino – Lavezzi avrebbe sferrato calci e pugni. Un racconto da prendere con le molle, senza mai perdere di vista l’unico punto certo di questa storia: che la denuncia di Ernesto vale quanto una versione di parte, esattamente uguale e contraria a quella depositata in polizia dall’accompagnatore di Lavezzi, poche ore dopo l’incidente e la probabile rissa. Più o meno questa era stata la versione messa agli atti dall’uomo che viaggiava in auto con il fuoriclasse argentino: «Ci hanno inseguito, ci hanno circondato, sono sceso dall’auto e sono stato aggredito per motivi di viabilità; poi è uscito dall’auto Lavezzi e ha fatto da paciere». A questo punto la parola passa al pm, che dovrà confrontare e accertare le due versioni. Inevitabile l’apertura di un fascicolo, probabilmente coordinato dal pool sicurezza urbana, coordinato dal procuratore aggiunto Gianni Melillo. Inevitabili gli accertamenti a carico di Lavezzi, anche alla luce degli atti allegati dal legale del 21enne, il penalista napoletano Giorgio Balsamo, che su questa vicenda si affida a un monolitico no comment. Fatto sta che, oltre al riferimento ai sei testimoni oculari, l’avvocato Balsamo allega alla denuncia anche il referto medico del Fatebenefratelli, (l’ospedale posillipino dove Ernesto si è fatto medicare), che attesta lesioni alla faccia, al cranio, alla spalla sinistra, guaribili in sette giorni. Agli atti, anche il riferimento a un controllo di polizia al quale erano stati sottoposti Ernesto e gli amici, intorno alle 2,30, pochi minuti prima della rissa. Insomma una storia controversa, che chiama direttamente in causa l’asso del Napoli, questa volta non come paciere, ma come aggressore. Un banale incidente che rischia di trasformarsi in un caso.
La lite – Notte fonda, una Mercedes tampona un’auto con alcuni ragazzi a bordo e non si ferma per il soccorso. I ragazzi lampeggiano e seguono la Mercedes. Da parco Carelli si arriva in via Nevio, dove un uomo esce dalla Mercedes e inizia a discutere con il gruppo di ragazzi e ragazze. Viene descritto come un uomo di stazza forte, capelli rasati, accento napoletano marcato, toni spicci. «Il mio amico – spiega Ernesto – voleva i dati dell’assicurazione, mentre quell’uomo gli ripeteva che non c’era tempo da perdere, che dovevamo accontentarci di prendere il numero di targa e andare via. A quel punto ho estratto il cellulare per chiamare la polizia e sono stato aggredito – insiste il querelante – prima dall’uomo con i capelli rasati, poi da Lavezzi che, tra lo stupore generale, ha lasciato il volante ed è sceso dall’auto. Sono stato colpito con violenza inusitata, Lavezzi e l’amico mi hanno preso a calci e pugni per indurmi a lasciare il cellulare». È a questo punto che i ragazzi si sarebbero rivolti in coro verso il proprio beniamino, mostrandosi disponibili a non insistere nella ricerca dei dati mancanti.
Le verifiche – Tutto da verificare, tutto da ricostruire, in un’inchiesta che ora ha un nome, costretto a difendersi da accuse taglienti. Ecco cosa aggiunge il 21enne: «A nulla è servito che tutti i miei amici, di fronte al loro idolo, abbiano implorato Lavezzi di smetterla, anche a patto di rinunciare ai dati dell’assicurazione. Appagato, si allontanava per un attimo, poi pervaso da rinnovata furia mi colpiva con altri due pugni prima di lasciarmi stare». Accuse di parte – lesioni volontarie e violenza privata – questa volta il Pocho gioca in difesa.

Leandro Del Gaudio
Il Mattino

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