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Non sono napolista, ma senza Napoli non vivo

Il Napoli a Napoli è come la Chiesa cattolica a Roma. Puoi essere eretico, ateo, scismatico, distratto, nel ghetto come e quanto ti pare. Sentirai comunque quelle campane. Cercheranno di convertirti. Di compatirti. O almeno di venderti se non l’assoluzione il gadget. Comunque la pensi, qualsiasi cosa tu voglia, qualsiasi cosa tu sappia saprai tutto del Papa.
Io non sono napolista. Sono napoletano si ma non tifo Napoli. E senza tiè. Non ho contratto il tifo contro. Non sono altro per odio alla grande città. Non sono oltre perché della provincia. Non sono nemmeno della provincia. Non sono diverso neanche per ragioni profonde. Per razzismo, snobismo, perché mi fa sesso il silenzio o per strane ragioni settentrionali. Non amo l’ordine, non rispetto nessuno se posso, non cambio canale se c’è  il dialetto e non potrei vivere da nessun altra parte dal momento che vado a letto presto. Io e voi siamo diversi ma uguali. Figli dello stesso pastone. Uguali ma diversi. Però lo dico con fatalismo. Senza sbattermi, merendine e pomeriggi da bambino. Non sono Tommasino: non è che il presepe non mi piaccia. Voglio soltanto bene a un’altra, però stando con voi papà è contento. Non sono napolista ma senza Napoli a casa mia sei muto. Non sono napolista ma conosco e soffro il rinnovo a Grava, il ci è o che ci ha fatto di Marino, tutto il resto dei perché veri della vita, tutta la batteria di pentole con cui copriamo il fuoco di questa città. Viviamo gli stessi giorni, le stesse notizie, le stesse sciocchezze.
Se posso fare con voi un pezzo, bene, anche due. Sennò piangono papà e pure mammà.
Vincenzo Ricchiuti

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