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Far giocare il Napoli
sarà un’avventura

Il devoto Cavani non è nemmeno arrivato che già sa come ci si presenta a Napoli. Ha detto subito chi lo manda. E’ in missione per conto di Dio e, come non pochi tifosi stanno facendo di già, si metterà a pregare. Ci vorrà infatti la mano di Nostro Signore a quadrare il Napoli del nuovo anno. De Laurentiis confida in quella di Mazzarri: un intelligente modo di scaricarlo come se fosse un complimento. Un Napoli con Lavezzi, Cavani, Quagliarella, Maggio, Campagnaro, Dossena, Gargano ed Hamsik ha due strade davanti.
L’avventura. Farli giocare tutti insieme. Fare come l’Argentina del ’94, quella che prevedeva Maradona con Batistuta e Caniggia più Balbo a centrocampo. Dare spettacolo, durare poco, far simpatia. Aver come sorpresa promessa il fantasma di Maradona.
La realtà. Allargare la panca. Abituarsi anzi abituarli al turn over. Turnare come nel basket, alla Del Neri, ogni spicchio di gara. Gestire l’ambiente coi cambi. Aver come sorpresa d’Agosto un po’ d’esperienza. Ma non quella all’anagrafe di Lucarelli, un Capone spremuto che già l’anno scorso costò la panchina a Serse Cosmi e le coronarie ai tifosi per i goal falliti. Bensì quella da Coppe Europee, a questo punto non importa più in che ruolo, qualcuno con un po’ di carisma, di autorità e di cronologia nel calcio che conta.
Ma non succederà. Il presidente non tollera gente del genere. Ha oramai suonato un Napoli hippie, dove di chi ha passato i trent’anni non ci si possa e debba fidare. Non vuole esser zittito, non vuol più imparare. Vuole essere l’unica e ultima barba. L’ultima conferenza stampa pardon lectio magistralis, con il latino alla Totò piovuto sui cronisti sportivi, racconta bene il suo vero progetto. Chi e dove ci manda.
In missione per conto di Io.

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