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Evviva il raduno, ma c’è un senso di vuoto

8 luglio. Era una data che aspettavo dall’ultima giornata di campionato. Da quando, dopo il triplice fischio, già mi vedevo in Europa League. Attendevo il sorteggio del primo turno preliminare come fosse una dose di metadone, un modo per prendere a piccole dosi quello che mi avrebbero servito in abbondanza durante l’anno.  Le cene napoliste non hanno fatto altro che aumentare quest’attesa. Al Mondiale vedevo prima l’azzurro Napoli, poi il rosario di Maradona, ed infine ho cercato dei surrogati nelle altre nazionali che avessero attinenza con la mia napoletanità. Mi sono persino beccato i rimbrotti di qualcuno perché per tifare Argentina fino allo spasimo, ho dato un colpo di spugna all’arroganza (che pure hanno) dei miei beniamini del mondiale. Ma ora che è arrivato l’8 luglio ho un senso di vuoto. Il periodo tra la fine del campionato e l’inizio del ritiro, mi rendo conto, è stato un sabato del villaggio. Ma questo senso di frustrazione ha un nome e un cognome. Io, tifoso, speravo di esaltarmi di fronte all’arrivo del campione. E invece, oggi a Castelvolturno ci saranno solo musi lunghi: Denis che aspetta di essere ceduto (a chi?), Cannavaro sul quale non c’è fiducia (altrimenti avrebbero già chiuso), per non parlare di Quagliarella in bilico, e potrei fare altri mille esempi. Mi viene in mente solo il volto di Blasi, entusiasta di rimanere dopo il colloquio con Mazzarri. Ed anche io sono contento di ciò. Poi Santacroce, Zuniga e Dossena alla ricerca di riscatto. Sono stato accusato di essere destabilizzatore, ma oggi il Corriere dello sport mi illumina: “Parte il Vecchio Napoli”. Beh, l’assunto di De Laurentiis è: il Napoli con Mazzarri e questo organico sarebbe arrivato quarto, quindi non abbiamo bisogno di rinforzi. I conti si fanno alla fine, ma io qualche dubbio ce l’ho.

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