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Ma un Napolista doc può esultare al gol di Messi?

Pagherei per poter scandagliare con una Tac il cervello di un napolista doc, entrare nei suoi recettori, cogliere i flussi di dopamina, per capire se, dove, come e quando realmente gode. Tutto questo vorrei farlo durante una partita dell’Argentina, perché è lì che il tarlo del dubbio, che mi attanaglia dall’inizio di questi Mondiali, diventa ossessione, paranoia, forse patologia. Sì, certo, il napolista doc gode nel vedere Maradona vincere in panchina, ovvio, qui ci arrivo da solo. Ma questo non spiega tutto. Alla scienza vorrei per prima cosa chiedere di spiegarmi cosa accade nella testa di un napolista quando Messi ha la palla tra i piedi. Anche qui, in parte, ci arrivo da solo: il napolista gode perché Leo è bravo, simpatico, vederlo giocare ci ricorda Diego, eccetera eccetera. Però il dubbio resta, qualcosa di fondamentale ancor mi sfugge. Ecco perché vorrei proseguire il mio viaggio, infilarmi con lo sguardo nelle cellule cerebrali del tifoso azzurro per capire cosa pensa quando Leo, con quella palla tra i piedi, si avvia verso la porta avversaria e semina avversari. Provo a rispondere: “vai, tira, esplodi, scassa tutto, forza Argentina”. Eppure il mio tarlo è ancora lì, non muore, si annida nei meandri più oscuri dell’ipotalamo. La verità è che il momento preciso in cui vorrei davvero essere Tomografia assiale computerizzata, per cogliere il punto G del Napolista, è quando Messi finalmente tira in porta: è in quell’attimo che inseguo la mia risposta senza una ragione, come un bambino segue un aquilone.
Io vorrei solo sapere se il vero napolista godrebbe davvero per un gol di Messi, se si sbloccasse, se iniziasse a buttarla dentro e a costruire il “suo” mondiale da leggenda. Vorrei scendere in strada e chiederlo a tutti quelli che tifano Maradona, vorrei superare la vergogna e l’imbarazzo che provo quando penso alla mia risposta, inconfessabile: no, io non godrei affatto. Se Leo segnasse io mi incazzerei, molto. Il tutto ha una sua logica. Il mondiale, per me, deve vincerlo l’Argentina, anzi Diego, da solo, non tollero l’idea che qualcuno possa oscurarlo: non ha senso se poi il trionfo diventa dibattito su chi è più forte tra il Pibe e la Pulce, si rovina tutto, ci ritroviamo gli Sconcerti, gli Altafini e i Pelè a fare paragoni che a noi irritano, al solo pensiero. Ora capisco perché anche l’altra sera contro il Messico tifavo Messi, Argentina, Maradona e contemporaneamente, una forza oscura dentro di me, esultava ad ogni tackle di Osorio. E una risata maligna, nelle mie viscere profondamente napoliste, si liberava ad ogni palo o respinta di pacca, culo o schiena sui tiri del grande, grandissimo Leo. Forza Messi, vinci per noi, ma non ti azzardare a buttarla dentro.
Luca Maurelli

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