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Aurelio vuole vendere Fabio, ma come si fa?

Vendere o non vendere, questo è il dilemma. Che sia più lecito conservar l’amore per la maglia, ma saper che otto gol su dieci sbaglia, oppure essere affascinati dai rubli, rimpinguar la cassa e dar fine ai tempi cupi? Chiedo umilmente scusa al Vate, ma nel Napoli è dirompente il caso Quagliarella. E l’ho messo in rima. Come lo stesso Fabio ha fatto notare, l’imbarazzo di De Laurentiis e Mazzarri è palese. Quagliarella non è amato dal tecnico toscano che punterebbe più su Lucarelli con Lavezzi che gli gira attorno, piuttosto che su Fabio Quagliarella, attaccante atipico che segna gol eccezionali ma ne sbaglia alcuni semplicissimi.
Eppure Quagliarella è stato il miglior italiano del Mondiale, ne è uscito rafforzato, e il suo valore aumentato. De Laurentiis che business vuol fare, ha immediatamente adocchiato la possibilità di cogliere due piccioni con una fava. Ricordate la frase “Questo Quagliarella non vale un c…” che diventò mediaticamente “Questo Quagliarella si fa un m…” perché i giornalisti avevano capito male il labiale del presidente? Il nodo è tutto lì.
Nonostante le ammissioni d’amore, Quagliarella non piace, non convince. Ma la piazza lo accetterebbe? Ad uno che giura amore eterno alla maglia, che è arrivato da Udine a Napoli, che non ha mai rinnegato la sua napoletanità, non è facile rinunciare. Ed allora il tormentone Fabio sì, Fabio no ci accompagnerà per un po’ di tempo. Vendere sì, vendere no.
Paolo Carafa

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