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Così, grazie al cuore di Mertens, la mia foto potrà aiutare i bambini di Meliandou che lottano con Ebola

Così, grazie al cuore di Mertens, la mia foto potrà aiutare i bambini di Meliandou che lottano con Ebola

(Proponiamo la testimonianza di Pete Muller, il fotoreporter che ha scattato la foto che ha catturato l’attenzione di Dries Mertens, tratta dal sito del National Geographic) 

Recentemente ho scattato una foto di una classe in un piccolo villaggio in Guinea, dove c’è stato il primo caso nel focolaio occidentale di Ebola. Ho focalizzato la mia attenzione sui bambini che imparavano il francese. Non ho fatto molta attenzione a quel che indossavano quando ho successivamente postato la foto su Instagram.

Ma Dries Mertens lo ha notato. Mertens è un calciatore belga di fama internazionale. Ed è stato colpito nel vedere uno dei ragazzi nella foto che indossa una t-shirt con il suo nome e numero sulla schiena.

Così Mertens mi ha contattato su Twitter per trovare il ragazzino. Inizialmente voleva spedirgli la sua nuova maglia. Venerdì scorso, ci siamo messi in contatto con l’agente di Mertens, Sam Kerkhofs, e ora speriamo di fare molto di più per aiutare la comunità.

Meliandou ne ha bisogno. Il virus si è diffuso rapidamente a Meliandou, ora conosciuto come ground zero, mietendo 24 vite nel villaggio e più di 10.000 in tutta la Guinea, Sierra Leone e Liberia. Ero stato mandato in missione per un racconto di Ebola sul National Geographic che sarà nel numero di agosto. Quando sono arrivato a febbraio, quasi un anno dopo l’ultimo caso confermato, sono stato colpito dai complessi strati di disgregazione sociale che il virus aveva creato. A prima vista, vediamo Ebola come emergenza medica; un virus altamente infettivo con conseguenze devastanti per la salute. È certamente vero. Al di lá dello sforzo di recupero, però, raramente senti parlare delle missioni che permangono a lungo dopo che Ebola si è placata.

Ho trovato gli abitanti di Meliandou lamentare la mancanza di cibo, una carenza che hanno espresso come imbarazzo per la loro impossibilità di offrirmi un pasto come invece avrebbe normalmente fatto. Il cibo non era del tutto assente, ma molto limitato, dal momento che l’epidemia ha interrotto la stagione di semina l’anno passato. Nei primi mesi del 2014, considerato l’alto numero dei morti e le molte voci sulla natura della malattia non ancora identificata, i residenti avevano paura di avventurarsi nei loro campi oltre il villaggio. Non hanno ripulito e bruciato la boscaglia e non hanno seminato. Si prendevano cura dei malati, seppellivano le vittime, e consolavano i vivi. Non ci sono stati i raccolti annuali di riso, manioca, e altre colture vitali.

Di conseguenza, ogni sera, le famiglie si riuniscono attorno a scodelle troppo vuote. 

Nonostante le difficoltà attuali, gli adulti di Meliandou provano ancora a destinare i fondi necessari affinché i loro figli frequentino la scuola. Lo fanno così tanti, infatti, che i banchi del trilocale della scuola di Meliandou sono affollati oltre la loro capienza. L’aula era affollata di giovani studenti durante una lezione di francese quando ho scattato la foto che ha attirato l’attenzione di Mertens. Un bambino a capo della classe ha guidato la recita e gli studenti con entusiasmo l’hanno seguito. È stato solo un mese prima che le scuole in tutta la Guinea venissero chiuse a causa della epidemia di Ebola in corso.

Quando Mertens mi scrisse per rintracciare lo studente in quella fotografia, la mia foto editor Kurt Mutchler ed io siamo stati felici di aiutarlo. Mentre Dries e suoi sponsor intendono fornire maglie e palle ai bambini di Meliandou, stiamo anche discutendo il modo migliore per aiutare gli studenti e gli abitanti del villaggio in modo più sostenibile. 

Grazie Dries Mertens per il tuo grande cuore.

Come fotogiornalista speri sempre che le immagini catturate risuonino al di là della frazione di secondo di quel momento, per avere un impatto nella vita delle persone in un modo che loro non possono immaginare. Questo evento mi ricorda il duraturo, potere connettivo della fotografia e rafforza il valore dei nuovi social media attraverso i quali le immagini sono così ampiamente condivise.
Pete Muller  (tratto da qui)

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