Soviero: «Mazzarri era scarso come calciatore e come allenatore, gli dissi che non lo rispettavo»

Alla Gazzetta: «Io sono sempre stato vero, ho sempre detto le cose in faccia. Senza procuratore è più difficile fare carriera»

Mazzarri Inter-Napoli, Soviero

Ci Napoli 13/01/2024 - campionato Serie A / Napoli-Salernitana / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Walter Mazzarri

Salvatore Soviero, a suo modo iconico e certamente (fin troppo) vulcanico, ripercorre la sua carriera in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport.

Le parole di Soviero

Soviero, partiamo da quell’episodio: in un Reggina-Juventus si toccò l’orecchio insultando Del Piero. Ne avete mai parlato? In molti la definirono un gesto omofobo…

«In questi anni ho letto davvero tante cazzate. So che Alessandro l’ha presa sul ridere. Oggi verrei arrestato in campo, anche per questo ho smesso. C’è un perbenismo esagerato, non si può più dire nulla. Pensi che una volta venne il questore in spogliatoio a parlarmi dopo un’espulsione…»

Ci racconti.

«Era il mio ultimo anno di carriera: venni espulso dopo aver insultato l’arbitro e i tifosi avversari. In spogliatoio mi trovai un questore che voleva chiedermi i documenti. Gli dissi che non ne aveva il diritto e andai a farmi la doccia».

Dalla rissa con l’allenatore del Giulianova agli insulti al guardalinee in Brescia-Genoa 1999: sono tante le scene da Far West che l’hanno coinvolta. A Brescia furono trenta secondi di parole indecifrabili…
«Erano insulti pesanti, ma in campo si dice un po’ di tutto. Il guardalinee l’ho rivisto la settimana dopo e mi ha detto che sua mamma mi salutava. La presi a ridere. Ho avuto la sfortuna di avere una telecamera dietro che ha ripreso la scena. Con il Giulianova invece il solito blackout… mi si chiudeva proprio la vena».

La più famosa, però, resta quella con il Messina.
«Una partita assurda. Fui espulso e dalla panchina avversaria iniziarono a dirmi che sarebbero venuti a prendermi a casa. A me? Io li ho mandati a quel paese e sono corso verso di loro. Mi urlavano: “Siete retrocessi, scemo esci dal campo”. Cercavo Coppola, ma menai un po’ tutti. Saltai addosso a Bortolo Mutti, poi tirai una ginocchiata al padre di Zaniolo e stesi con due pugni un paio di membri dello staff. Partì pure una testata. Ero fuori di me».

Passiamo agli allenatori: ha litigato con molti. Gasperini?

«L’ho avuto a Crotone, si incazzava se insultavo i tifosi avversari. “Mi carica, mister”, gli dicevo. A lui non importava. Per lui sporcava l’immagine del club. È un buon allenatore, ma ha sempre avuto problemi con i giocatori di personalità. È carattere. Lui è un po’ una prima donna…»

Mazzarri?
«Scarso come calciatore e come allenatore. Pensi che la sera venivano tutti a controllare se fossi in camera, cercando un pretesto per mandarmi via. Mazzarri ha sempre provato a mettermi contro il presidente Foti e i miei compagni».

Gliel’ha mai detto?

«Certo. Una volta mi chiamò in una stanza perché gli servivo e dovevo giocare. Io gli dissi che non lo rispettavo ma mi sarei messo comunque a disposizione».

Con Zeman invece è andata bene.

«Altroché! È un vero maestro del calcio. Ha raccolto molto meno di quello che ha seminato».

E lei? Ha raccolto meno?

«Credo di sì. Ma io sono sempre stato vero, senza mai scendere a compromessi. Ho sempre detto le cose in faccia. Senza procuratore è più difficile fare carriera. Ho visto tanti colleghi girare Serie A e B per anni, sempre con gli stessi allenatori e dirigenti. Si fidi, non è un caso».

Lei è arrivato in Serie A a 31 anni. Con un procuratore sarebbe successo prima?

«Se fossi stato nella scuderia di Moggi avrei fatto vent’anni di Serie A. Ma ho sempre preferito legarmi alle persone, non a chi prometteva soldi e successo. Facevo le trattative da solo, non mi fidavo facilmente».

Si sente tagliato fuori dal sistema calcio?
«Sa, dopo due squalifiche, le risse, la nomea e tutto il resto… è stata una conseguenza. Sono finito ai margini solo per colpa mia».

 

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