L’antipatia per il successo ostentato è un grave limite, viva i campioni arroganti (Times)
"E' un problema culturale in Gran Bretagna: la sensazione che il successo degli altri sia una minaccia alla propria autostima. In America i vincenti sono idolatrati"

Gelsenkirchen (Germania) 30/06/2024 - Euro 2024 / Inghilterra-Slovacchia / foto Image Sport nella foto: esultanza gol Jude Bellingham
Jude Bellingham è troppo arrogante? Addirittura tossico? Per la cultura inglese sì. Hasselbaink dice che nello sport inglese “ti è permesso essere buono, ma non ti è permesso avere fiducia in te stesso. E la fiducia in te stesso a volte è considerata arrogante. Ci è permesso dire: ‘Sono fottutamente bravo? Sono il migliore? No…”. E’ un avversione culturale endemica non solo in Inghilterra, ma il Times ci torna con un editoriale di Matthew Syd: è una cosa ridicola, scrive.
“Noi, inglesi e forse il Regno Unito in generale, non amiamo l’arroganza; in realtà, non amiamo nemmeno l’esagerata sicurezza di sé. Muhammad Ali era ancora più impopolare qui che nei suoi nativi Stati Uniti quando fece il suo debutto sulla scena. Ci volle molto tempo prima che i fan si affezionassero a Cristiano Ronaldo. Kevin Pietersen alienò molti con la sua spavalderia. Jack Grealish viene ancora rimproverato per aver dato l’impressione di sentirsi un dono di Dio. Potrei continuare. Eric Cantona era una figura ridicola fuori Manchester per quel colletto alzato, almeno finché le squadre avversarie non si resero conto che era un autentico genio del calcio”.
“Ma più ci penso, più mi chiedo se questa antipatia verso la fiducia in se stessi e il successo non sia una delle nostre più gravi debolezze culturali. In America, celebrano il successo, lo elogiano, lo idolatrano. Lì la gente non nasconde la propria luce sotto il moggio, ma la proclama – meglio ispirare gli altri a raccogliere il testimone (per usare un eufemismo) e correre più veloci. Potrebbe essere questo atteggiamento tonificante verso il successo, questa volontà di trasudare sicurezza – sì, persino arroganza – una delle ragioni per cui l’America continua a crescere così rapidamente?”.
Syd scrive di “sindrome del papavero alto”, per cui “le persone percepite come troppo ambiziose o di successo vengono risentite, criticate o ridimensionate. Forse riflette una sorta di ansia di status o di insicurezza collettiva, la sensazione che il successo degli altri sia una minaccia alla propria autostima. Se così fosse, lasciatemi suggerire che questa nazione potrebbe tirare un sospiro di sollievo se riuscissimo a liberarci da questa invidia, se riuscissimo a liberarci dalla sua influenza soffocante e stordente. Il successo non è come una torta in cui se uno ne prende una fetta, ce n’è meno per tutti gli altri. Il miracolo dell’universo è che è possibile che il successo di una persona ispiri altro successo, e poi ancora di più, creando una cascata che allarga la torta per tutti”.










