Szczesny, le sliding doors del destino: da ex giocatore a simbolo del Barça, ora consola Ter Stegen (Mundo Deportivo)
Lo scorso anno era un ex giocatore. Poi ha accettato il Barcellona per l'infortunio di Ter Stegen che i blaugrana non vogliono più

Mg Barcellona 29/01/2024 - Champions League / Barcellona-Atalanta / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Wojciech Szczesny
Si chiamano Sliding doors. Poco più di un anno fa Szczesny era un ex giocatore di calcio. Il 27 agosto del 2024, infatti, il portiere polacco rescindeva il contratto con la Juventus e annunciava l’addio al calcio. La Vecchia Signora aveva deciso di puntare su Di Gregorio e Szczesny aveva scelto di chiudere con la sua carriera da calciatore. Tuttavia, nelle settimane seguenti Ter Stegen si è infortunato al ginocchio e il Barcellona si è fatto avanti per Szczesny. L’ex Juventus, quindi, ha deciso di tornare sui suoi passi e ha firmato con i catalani, contribuendo significativamente alle vittorie della scorsa stagione, tra le quali spiccano la Liga, la Supercoppa di Spagna e la Coppa del Re. Nella scorsa sessione di mercato, i blaugrana hanno acquistato Joan Garcia e l’obiettivo di Szczesny è quello di formare il giovane portiere, che deve diventare uno dei pilastri del Barcellona del futuro. Ora Ter Stegen sembra non essere più nei piani del Barcellona e Szczesny lo consola al Mundo Deportivo
Ter Stegen sembra stia vivendo la sua stessa situazione alla Juve
Non credo che sia una situazione piacevole. Sono stato nella stessa situazione alla Juve e ho deciso di ritirarmi dal calcio. Non consiglio lo stesso a Marc, perché ha ancora molto da dare al calcio, ma credo che a volte, in questo mestiere, bisogna accettare che alcune decisioni ti penalizzino. Il club ha deciso di prendere Joan e ha avuto l’opportunità di portare un talento di livello mondiale che può giocare nel Barça nei prossimi 15 anni. Deve essere frustrante per lui, dopo essere stato un giocatore così importante per tanti anni, ma Marc è un tipo molto intelligente e credo che lo capisca. Non è solo una decisione per il club ora, ma anche per il futuro. Abbiamo parlato molto questa estate e credo che lo capisca. La cosa più importante per lui ora è ritrovare la forma fisica, perché lo scorso anno l’ha persa quasi del tutto. “Abbiamo vinto tre trofei. Abbiamo giocato un calcio fantastico e ho visto Marc molto contento per la squadra e per il club per tornare dove deve stare, che è vincere trofei. Non l’ho mai visto frustrato. Forse lo era, non lo biasimerei se lo fosse stato, ma non ce lo ha mai dimostrato.”
Le ha dato fastidio che l’anno scorso avesse detto di essere pronto a giocare quando lei era il titolare?
Abbiamo un rapporto fantastico, siamo amici e parliamo molto. Credo che fosse comprensibile dal punto di vista dell’allenatore che, quando le cose vanno bene e vinci quasi tutte le partite, non si voglia cambiare, né prendere decisioni importanti né correre rischi. Alla fine abbiamo vinto tre trofei, il che è importante. Se la squadra non vince, ci si può arrabbiare molto perché si può dire: “Se fossi tornato, forse avremmo vinto”, ma abbiamo vinto tre trofei. Abbiamo giocato un calcio fantastico e ho visto Marc molto contento per la squadra e per il club, per tornare dove deve stare, che è vincere titoli. Non l’ho mai visto frustrato. Forse lo era, non lo biasimerei se lo fosse stato, ma non ce lo ha mai dimostrato.
È più facile competere con un portiere veterano o con un giovane?
Mai competo. “Competere” non è una buona parola. Sono tutti grandi amici miei e quando giocavo loro mi sostenevano, e quando giocavano loro io ero felice per loro. Avere Buffon con me… era il mio idolo da bambino, e vederlo allenarsi ogni giorno, come si comportava in campo, come si comportava fuori, come parlava con i compagni, è stato un grande apprendimento per me. E probabilmente da lui ho imparato più che da chiunque altri. Con lui non c’era competizione e ci sostenevamo a vicenda.