Belinelli e il futuro: «Non farò mai il coach, non mi sento pronto per una battaglia così»

Fresco di ritiro in estate, riveste il ruolo di brand ambassador e basketball advisor della Virtus Bologna. A La Stampa: «Volevo che la gente si ricordasse di Marco Belinelli ancora da Marco Belinelli, non come uno che si trascinava sul parquet»

Belinelli

Db Trento 29/07/2017 - Trentino Basket Cup / Italia-Bielorussia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Marco Belinelli

Marco Belinelli ha rilasciato un’intervista ai microfoni de La Stampa. L’ex giocatore di basket, ritiratosi la scorsa estate, ha parlato di temi riguardanti il futuro ma anche il passato.

Le parole di Belinelli

Come è stato il primo weekend da “pensionato” con il basket giocato?

«Molto forte emotivamente. Vedere tutti i miei amici, la mia famiglia e impattare con quella dimostrazione d’affetto nell’intervallo di Milano-Virtus è stato stupendo. Pur di esserci, a mia insaputa, hanno fatto di tutto. Alessandro Saponaro ha preso un volo da Miami e Robert Fultz è partito dalla Sardegna. Pajola e Della Valle, pur giocando, hanno fatto i salti mortali e i miei suoceri, i genitori di mia moglie Martina, si sono “sacrificati” a casa con le nostre due figlie. Li ringrazio tutti, mi sono appena ripreso».

Cosa farà da brand ambassador e basketball advisor della Virtus Bologna?

«Sono solo all’inizio, sto imparando. Sono contento di avere un ruolo nella Virtus e cercherò di portare la mia esperienza nelle scelte non solo tecniche, ma anche in altri campi. E ho voglia di mettermi alla prova in TV con Sky Sport».

Non vuole diventare allenatore?

«Non farò mai il coach, non mi sento pronto per una battaglia così. Lo sono per girare un documentario sulla mia carriera: uscirà l’anno prossimo».

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Un ruolo in Nazionale o in Federazione le piacerebbe?

«Il presidente Petrucci mi stima, Gigi Datome è un amico e qualche chiamata c’è già stata: ne parleremo serenamente. Non chiudo nessuna porta».

Nel caso ritroverebbe Luca Banchi…

«Posso solo parlarne benissimo. Mi ha ridato fiducia dopo un periodo difficile con un altro allenatore. Banchi è un uomo con la u maiuscola e un grande tecnico».

Quel periodo difficile con un altro allenatore, Scariolo, è stato il peggiore della sua carriera?

«Dal ritorno a Bologna, sì. Ero carico per il ritorno in Eurolega e mi sono ritrovato a non vedere il campo, arrivando quasi a pensare “chi me lo fa fare di continuare?”. Banchi ha riacceso il mio fuoco interiore».

Lo scudetto era il lieto fine migliore per ritirarsi?

«Ci pensavo da un paio d’anni. E mentalmente ero preparato. Il destino ha voluto che coincidessero un sacco di cose. Volevo che la gente si ricordasse di Marco Belinelli ancora da Marco Belinelli, non come uno che si trascinava sul parquet».

La malattia di Polonara.

«Achille ci ha spinto a vincere lo scudetto. Non meritava di vivere tutto questo. Per la forza con cui sta affrontando la situazione è il mio eroe: gli auguro di tornare a fare le cose semplici della vita, poi verrà il basket».

Virtus e Milano ancora le favorite?

«Noi e Milano rimaniamo le squadre da battere. Ma vedo possibili sorprese in Venezia e Tortona».

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