La litania di Conte sul mercato è la solita strategia della tensione: ma non era un tutt’uno con Manna e De Laurentiis?
Quello di Conte è un algoritmo comunicativo: va perpetuato il miracolo. Se ne faccia una ragione: per la Serie A il mercato del Napoli è stato favoloso (oltre che dispendioso)

Dc Napoli 30/08/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Cagliari / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: Antonio Conte
In cuor suo, ma proprio in un anfratto tra il ventricolo sinistro e la valvola mitralica, Antonio Conte ha ringraziato Giovanni Di Lorenzo. L’assist del capitano che ha rianimato il Pisa al 90′ era un regalo al suo ansimante allenatore che già si avviava ai microfoni del dopopartita senza un dramma da elaborare in pubblica piazza. Invece eccolo là: la rimonta possibile, la tensione, il pericolo. Ne è seguito il “solito” Conte: la zeppata sul mercato “non grande” non ha sorpreso nessuno. Dal suo punto di vista Napoli-Pisa 3-2 funziona molto meglio di Napoli-Pisa 3-0. Il brivido d’una difesa friabile è un valore aggiunto, sul lungo periodo.
Quello di Conte è un algoritmo comunicativo: va perpetuato il miracolo. Non inteso come evento unico e raro: il vero superpotere di Conte è stressare tutto il logorabile, fino al limite, possibilmente un filo al di là. Per cui al primo intoppo – anche solo coreografico, meglio se a salve – ecco la litania: pensavate che il Napoli avesse risolto i suoi problemi spendendo quasi 150 milioni di euro (escluso Hojlund)? Davvero credete che bastino Milinkovic-Savic, De Bruyne, Beukema, Gutierrez, Lang, Elmas, Hojlund, Lucca e Marianucci? Conte li riduce in numeri: “nove acquisti”, dice, e non è un dettaglio. Quando gli daranno una laurea honoris causa in Comunicazione (e Finanza) sarà sempre troppo tardi.
Il punto non è se abbia ragione o meno. Probabilmente ne ha. Ma è questione di mera opportunità, anche egoistica. Conte ha passato l’estate intera a rimodellare la sua immagine solidale alla dirigenza. Non più l’allenatore che fa la lista della spesa, sperando che il Presidente lo accontenti. “Non esiste Conte, o De Laurentiis, o Manna. Esiste solo il Napoli”, è stato il refrain. Si decide tutti insieme, c’è un solo progetto, un blocco di ferro e malta. Una linea dettata ai giornalisti, non richiesta. Che però poi viene smentita al primo inciampo (di nuovo: abbiamo vinto, nessun vero inciampo; è un tranello sintattico nel quale stiamo cadendo tutti).
De Laurentiis ha investito un discreto capitale per allungare la rosa del Napoli in funzione della partecipazione alla Champions. Il “sodalizio” Conte-Manna-De Laurentiis ha costruito una panchina dove prima c’erano calcinacci, risultato di uno scudetto faticosissimo. Sminuire il senso di questo lavoro non suona benissimo. E se il termine di paragone è la Serie A, quello del Napoli è sì, “un mercato favoloso”.
Ma non è solo etichetta. Perché il supposto logico del suo mini-sfogo è che – evidentemente – tutti i nuovi arrivati tranne De Bruyne non sono bastevoli ad affrontare il Pisa. Chiaramente non è così, e Conte lo sa benissimo. Peraltro parlare di mancanza di esperienza quando contro il Pisa (il Pisa!) l’errore che poteva rovinare la serata l’ha commesso il più esperto e titolare di tutti – Di Lorenzo – è anticlimatico. Nulla di sorprendente: è l’algoritmo di cui sopra, Conte va in automatico. Mani avanti, e pedalare.