Israele, il Cio respinge l’esclusione dalle competizioni internazionali

Il direttore esecutivo per Milano-Cortina 2026: «Rispetto a Russia e Bielorussia, è un caso speciale perché abbiamo un problema con il sistema sportivo, le istituzioni e i Comitati Olimpici Nazionali».

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French and Israeli supporters wave flags ahead of the UEFA Nations League League A, Group A2 football match between France and Israel at The Stade de France stadium in Saint-Denis, in the northern outskirts of Paris, on November 14, 2024. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Al termine del sesto meeting della Commissione di coordinamento del Cio (Comitato Olimpico Internazionale) per Milano-Cortina 2026, il tema non è stato soltanto l’organizzazione dei Giochi invernali ma anche le questioni geopolitiche che pesano sul movimento olimpico. Sul fronte israelo-palestinese, il Comitato ha respinto l’esclusione di Israele dalle competizioni internazionali. In particolare, Christophe Dubi, direttore esecutivo dell’evento, ha dichiarato che entrambi i Comitati olimpici sono riconosciuti e conformi alla Carta. Di seguito le sue parole, riportate dall’Ansa.
La partecipazione di Russia, Bielorussia, Israele e Palestina ai Giochi?
Dubi ha dichiarato:
«A Parigi hanno partecipato russi e bielorussi, il Comitato Esecutivo esaminerà Russia e Bielorussia. Per quanto riguarda la seconda situazione, questo è un caso speciale perché abbiamo un problema con il sistema sportivo, le istituzioni e i Comitati Olimpici Nazionali. Bisogna gestire i rapporti tra due Comitati Olimpici Nazionali differenti: quello israeliano e quello palestinese, che sono entrambi conformi alla Carta Olimpica. Da un punto di vista sportivo, ciò di cui siamo responsabili, si tratta di due casi separati».
Circa la proposta alle Nazioni Unite di una tregua olimpica
Giovanni Malagò, presidente della Fondazione Milano-Cortina 2026, ha commentato:
«Vogliamo che sia un’occasione per staccare. Un’eventuale escalation preoccupa tutti quanti, soprattutto in concomitanza con l’organizzazione di un evento così storico. Con grande sforzo di ottimismo, cerchiamo di vedere un lato estremamente positivo: abbiamo 142 giorni in cui lo sport può provare a dare una mano, dal momento che i sistemi tradizionali non hanno dato grandi risultati».
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