Fognini: «In Italia se vinci sei un fenomeno, se perdi, come Sinner in finale, iniziano a dubitare di te»
Al podcast "Supernova" di Cattelan: ««Sinner e Alcaraz mi ricordano Federer e Nadal. Jannik è come Seppi. Il ritiro? Non c’era occasione migliore per appendere la racchetta al chiodo»

Winner Spain's Carlos Alcaraz (L) hugs Italy's Fabio Fognini (R) at the end of their men's singles first round tennis match on the first day of the 2025 Wimbledon Championships at The All England Lawn Tennis and Croquet Club in Wimbledon, southwest London, on June 30, 2025. (Photo by HENRY NICHOLLS / AFP)
Fabio Fognini, ex tennista azzurro ritiratosi dopo la sconfitta con onore contro Alcaraz a Wimledon, ha rilasciato un’intervista interessante al podcast Supernova condotto da Alessandro Cattelan. Nel corso della chiacchierata col giornalista, il 38enne ligure si è soffermato su numerosi argomenti tra cui la rivalità tra lo stesso Alcaraz e Sinner e sulla decisione di appendere la racchetta al chiodo.
Le parole di Fognini
«Per avere 24 anni, Jannik ha una chiarezza incredibile su ciò che vuole. Sa di essere stato ‘colpito’ e sa che deve uscire dalla sua zona di comfort per battere Alcaraz la prossima volta», spiega Fognini, facendo riferimento alle parole dell’altoatesino a margine della sconfitta in finale allo Us Open. «Noi italiani lo conosciamo meglio, lo sosteniamo e lo seguiamo. Ma in Italia funziona così: se vinci sei un fenomeno, se perdi, come è successo in finale, iniziano a dubitare di te», sottolinea.
E sul dualismo tra l’azzurro e lo spagnolo: «Sinner e Alcaraz mi ricordano Federer e Nadal. Jannik è più ‘quadrato’, metodico. Io giocavo con Andreas Seppi e lo chiamavo ‘kraut’ perché era mezzo tedesco e molto preciso: Jannik è così. Carlos, invece, dà la sensazione di divertirsi davvero in campo. Ho visto il suo documentario: dice che dopo le partite va a Ibiza a divertirsi, e questo si vede anche nel suo gioco. Io ero più simile a lui».
Sull’ultima sfida da sogno sul palcoscenico di Wimbledon e sulla scelta di ritirarsi: «Penso di aver preso la decisione migliore. Se avessi battuto Alcaraz avrei dovuto affrontare il 700° del mondo due giorni dopo. Sarebbe stato difficile passare dalla vittoria sul numero 2 del ranking sul Centrale a un match di secondo turno su un campo periferico. Ho perso, ma sono uscito vincitore. Non ho ancora rivisto quella partita, ma un giorno lo farò: i tifosi l’hanno amata».
«Non c’era occasione migliore per appendere la racchetta al chiodo che farlo contro un amico come Carlos, sul Centrale di Wimbledon», ha chiosato il sanremese.