Tudor, l’allenatore che deve ripartire sempre da zero e convincere tutti (So Foot)

Non dura mai tanto nei club. L'accusa è di logorare troppo i calciatori (come a Marsiglia). Alla Juventus fin qui è andato bene, ora c'è l'esame Champions

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Db Torino 24/08/2025 - campionato di calcio serie A / Juventus-Parma / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Igor Tudor

Igor Tudor è il simbolo di una vita vissuta sempre in tensione. Non è certo l’allenatore più “sexy” del circus: poche parole, modi diretti, un’immagine lontana dagli stereotipi. Non dimentichiamo che De Laurentiis, probabilmente spaventato, gli preferì Mazzarri nel dopo Garcia. Nato a Spalato, ai tempi della Jugoslavia, ha saputo costruirsi una carriera con rigore e disciplina. Dal Marsiglia in giacca e cravatta al ritorno in Italia, ha sempre dovuto convincere più con i fatti che con il fascino. So Foot ne traccia un profilo alla vigilia della sfida di Champiosn League.

Esperienze brevi ma intense

La sua storia è fatta di ritorni e ripartenze. L’esperienza più lunga è stata all’Hajduk Spalato, dal 2013 al 2015, dove si era formato come calciatore e dove è tornato anche nel pieno della pandemia per dare una mano. Prima, esperienze altalenanti tra Grecia, Turchia e Italia, spesso concluse bruscamente. Quando approdò in Francia nel 2022, l’accoglienza non fu delle migliori: critiche sui social durante la preparazione estiva, fischi nelle amichevoli e polemiche già alla prima di Ligue 1. Ma anche momenti di entusiasmo, come la lotta serrata con il Psg e le promesse di un cammino europeo. L’opinione pubblica restava divisa: Tudor era un tattico dal gioco intenso, capace di trascinare i suoi fino all’estremo, oppure un allenatore che logorava la squadra e non resisteva più di un anno? Il paragone con Marcelo Bielsa, in effetti, non era casuale.

Il ritorno in Italia di Tudor

Prosegue Sofoot:

Dopo la breve parentesi alla Lazio, arriva la chiamata della Juventus per Tudor. Lì, nonostante i sette anni passati da difensore con la maglia bianconera, Tudor non si ritrova in un ambiente del tutto familiare. Per l’undicesima volta in carriera deve dimostrare di essere l’uomo giusto, chiamato a sostituire Thiago Motta: tecnico stimato, ma esonerato prima che terminasse la stagione. L’avvio è stato incoraggiante, ma sono bastate una sconfitta e due pareggi in quattro partite per far tornare i dubbi. Un film già visto, come al Marsiglia, crollato nel finale di campionato. Eppure, con fatica, è riuscito a raddrizzare la rotta, portando i bianconeri in Champions e conquistandosi qualche settimana di tregua. “Per me è stato un buon lavoro, considerando tutti i problemi che abbiamo avuto. Quando sono arrivato, la squadra era al suo peggio”, si è difeso

Un futuro ancora da scrivere

Il contratto lo lega fino al 2027, ma nessuno è pronto a scommettere che durerà così a lungo. L’avvio di questa Serie A lo ha visto subito protagonista, con la vittoria spettacolare contro l’Inter (4-3) e il primo posto in classifica condiviso con il Napoli. Ora, però, lo attende la Champions League: il test decisivo per una Juventus che da anni non riesce a imporsi in Europa. Contro il Borussia Dortmund, Tudor sa di giocarsi molto. L’ex compagno in nazionale, Niko Kovač, lo ha elogiato: “Non sono sorpreso dai suoi progressi. Ha sempre offerto prestazioni incredibili ed è molto dedito alla squadra”. Il ricordo dell’ultima sua partita in Champions, col Marsiglia contro il Tottenham nel 2022, è ancora vivo: pochi secondi di disattenzione furono fatali. Non era la prima volta, e forse non sarà l’ultima.

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