I dazi di Trump sconvolgono il mercato dello sci: in crisi Stöckli il marchio svizzero di Odermatt e della Nazionale

Ne scrive Blick. I dazi sui prodotti svizzeri sono arrivati al 39%. Atomic, Head e Rossignol producono in gran parte nell’Europa orientale, lì i dazi si fermano al 15%.

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Negli anni ’90 Donald Trump amava trascorrere le vacanze invernali ad Aspen, in Colorado. Immancabile sulla neve con la sua tuta rossa sgargiante, il futuro presidente degli Stati Uniti attirava l’attenzione, anche se la sua tecnica sciistica veniva giudicata dagli esperti piuttosto modesta. Oggi, però, il suo nome torna a incrociare il mondo dello sci in un contesto ben diverso: i dazi imposti dalla sua amministrazione rischiano di frenare l’espansione del marchio svizzero Stöckli sul mercato americano. Ne scrive Blick.

Gli Stati Uniti un mercato strategico

L’azienda di Malters è legata indissolubilmente ai successi del campione Marco Odermatt, campione olimpico nello slalom gigante a Pechino 2022, tre volte campione del mondo in tre diverse specialità e vincitore di quattro Coppe del Mondo generali, quattro di slalom gigante, tre di supergigante e due di discesa libera. Gli Stati Uniti rappresentano una piazza fondamentale. “Abbiamo raddoppiato le nostre vendite negli Usa negli ultimi quattro anni – spiega il Ceo Marc Gläser – e questo straordinario sviluppo è dovuto in gran parte alle vittorie di Odermatt”. Anche altri atleti Stöckli hanno contribuito alla crescita della notorietà del marchio, come Thomas Tumler e Alexis Monney, protagonisti ai Mondiali.

L’ostacolo dei dazi di Trump

Prosegue Blick:

Il problema nasce dall’aumento delle tariffe doganali sui prodotti svizzeri volute da Trump, arrivate fino al 39%. Una percentuale che mette in difficoltà Stöckli rispetto ai concorrenti internazionali. Marchi come Atomic, Head e Rossignol, infatti, producono in gran parte nell’Europa orientale, dove i dazi si fermano al 15%. Un ulteriore svantaggio si somma alla debolezza del dollaro. Il che rende i prodotti Stöckli meno competitivi. “In queste condizioni – sottolinea Gläser – aumenti di prezzo sono inevitabili”. Per non perdere terreno, Stöckli si è mossa d’anticipo: circa l’85% della merce destinata agli Stati Uniti per la prossima stagione è stata esportata prima dell’entrata in vigore dei nuovi dazi, lo scorso 1° agosto. Resta in sospeso il 15% delle spedizioni, per il quale l’azienda sta valutando soluzioni alternative, come l’utilizzo di magazzini doganali. Gläser non nasconde le preoccupazioni, ma cerca di guardare avanti: “Seguiamo con attenzione gli sviluppi e stiamo valutando diverse opzioni per ridurre al minimo l’impatto sui nostri clienti americani e sulla nostra azienda. Tuttavia, se i dazi dovessero restare, saremo costretti a ritoccare i prezzi in maniera significativa”.

Il rischio per la crescita globale

Attualmente Stöckli vende negli Stati Uniti circa il 20% della sua produzione, ma le ambizioni sono più grandi: quello americano è il mercato sciistico più importante al mondo. Se però il divario di prezzo con i concorrenti dovesse ampliarsi, la prospettiva di crescita potrebbe sfumare. “Se gli sci Van Deer, Head o Atomic continueranno a costare molto meno dei nostri – conclude Gläser – sarà difficile mantenere la nostra posizione”. Il futuro di Stöckli negli Usa, insomma, sembra legato non solo alle vittorie di Odermatt sulle piste, ma anche alle decisioni politiche prese a Washington.

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