Aouani, bronzo nella maratona mondiale: «Ora diranno che non sono italiano»
"Questo bronzo arriva dal nulla, dalle case popolari di Ponte Lambro. Mio padre sta per andare a lavorare in cantiere e sarà fiero di me"

Italy's athlete Iliass Aouani reacts after the men's marathon final during the World Athletics Championships in Tokyo on September 15, 2025. (Photo by Jewel SAMAD / AFP) /
Aouani, bronzo nella maratona mondiale: «Ora diranno che non sono italiano»
Prima i fatti: terzo nella Maratona maschile ai Mondiali di Tokyo, appena dietro una incredibile volata del tanzaniano Alphonce Simbu (oro) e del tedesco Amanal Petros. Medaglia di bronzo. Poi le parole, di Iliass Aouani: “Diranno che non sono italiano, che il mio cognome non è tipicamente sardo ma non me ne frega: sono orgogliosamente italiano e orgoglioso di aver regalato questa medaglia al mio Paese”.
E’ una medaglia-simbolo quella del fondista milanese, per un Paese che ha ancora bisogno di appuntarsi dei simboli del genere quando si parla di “identità nazionale” (qualsiasi cosa voglia dire). Mentre festeggia, Aouani – che è laureato in ingegneria negli Stati Uniti – dice: “Questo bronzo arriva dal nulla, dalle case popolari di Ponte Lambro, e spero che la mia storia sia di ispirazione per tutti: quando ci credi abbastanza, i sogni si possono realizzare. Mio padre sta per andare a lavorare in cantiere e sarà fiero di me. In questa medaglia c’è di tutto: momenti di delusione in cui volevo mollare, lacrime versate in macchina da solo, ma ce l’ho fatta”.
Aouani è la quinta medaglia italiana nella maratona maschile
E’ solo la quinta medaglia azzurra nella storia della maratona maschile ai Mondiali, dopo l’argento di Vincenzo Modica nel 1999 e tre altri bronzi (Gelindo Bordin 1987, Stefano Baldini 2001 e 2003).
“È uno di quei momenti che si sognano per tutta la vita – racconta con emozione Iliass Aouani – e sono stato folle da sognare in grande. Una medaglia che mi rende orgoglioso ma non appaga la mia fame. Sono grato per chi ha creduto in me, felice di alzare il tricolore e di aver reso felici tante persone: la mia famiglia, il coach Massimo Magnani e tutto lo staff che mi segue. Al quindicesimo chilometro affioravano voci della mia parte oscura che mi vuole far mollare, però le ho messe subito a tacere. Intorno a metà gara, a uno spugnaggio, ho perso una delle due lenti a contatto ma mi sono detto che me ne poteva bastare uno. Sono entrato nello stadio ed è stato bellissimo, puntavo all’oro, ma gli altri stati più bravi di me. L’anno scorso ho vissuto la delusione di non essere stato convocato per le Olimpiadi, gli ultimi due mesi sono stati molto complicati anche per qualche infortunio”.