Farioli si disfa del giochismo a tutti i costi: «ero un po’ talebano, poi mi sono liberato di certe ottusità»

Al Corriere della Sera: «non so neanche io come ho perso il campionato con l’Ajax. Ho incontrato De Laurentiis, è stato molto gentile»

Farioli Nizza allenatori

Nice's Italian head coach Francesco Farioli reacts from the sidelines during the French L1 football match between Paris Saint-Germain (PSG) and OGC Nice at The Parc des Princes Stadium in Paris on September 15, 2023. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Il giovane allenatore italiano Francesco Farioli, attuale tecnico del Porto dopo le esperienze in Turchia (Alanyaspor), Francia (Nizza) e Olanda (Ajax), ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ai microfoni de Il Corriere della Sera.

Le parole di Francesco Farioli al Corriere della Sera

Prima di approdare in Portogallo, Farioli ha incassato una dura batosta alla guida dell’Ajax perdendo uno scudetto che – di fatto – aveva già in tasca. Il tecnico toscano ha raccontato che la debacle olandese ha inciso non poco sulla definizione del suo futuro: «All’inizio di aprile il mio Ajax guida l’Eredivisie con 9 punti sul Psv. Sembra fatta. Il telefono non smette di squillare, potrei scegliere fra Premier, serie A, Liga, e parlo di club qualificati alle coppe. Perfino l’Arabia Saudita. Un mese dopo, il tracollo in campionato ha tolto il mio numero dalle agende. Qualche sondaggio in Italia da parte di piccoli club, ma niente di concreto».

Non poteva mancare la domanda su come ha fatto a perdere quel campionato. «Molta parte della risposta è indicibile, nel senso che se io le cito otto pali in due partite, i gol subiti in fondo ai recuperi e altre incredibili circostanze, lei mi ribatte che a questi livelli non ci si può appellare alla sfortuna, e ha ragione. Quindi aggiungo una certa stanchezza, e l’arroganza tipica di un club dominante come l’Ajax. Io non sono per niente scaramantico, ma in quei giorni sarei dovuto girare con corna, quadrifogli e coccinelle tanto si parlava apertamente di feste, premi, sfilate. Soltanto io ripetevo il mantra che non è mai finita finché non è finita, e quindi cosa vuole che le dica? Me la sarò tirata», ha ammesso Farioli.

Sul trasferimento in Portogallo:

«Il Porto aveva preso informazioni in gennaio, poi il Mondiale per club li ha convinti a cambiare. Il fatto che il presidente sia un ex-allenatore come André Villas-Boas è stato decisivo. 

4 partite 4 vittorie e testa della classifica a punteggio pieno. L’esperienza di Farioli al Porto è cominciata come meglio non poteva.

Dal campo alla panchina, Farioli ha parlato anche del suo percorso nel mondo del calcio: «A 22 anni l’allenatore mi disse “sei un portiere troppo scarso per continuare, ma secondo me potresti restare nel calcio in un altro ruolo”. Sarebbe bello poter maledire un infortunio, com’è successo ad altri che hanno iniziato presto, Tuchel, Nagelsmann. Ma non c’è: sempre stato benissimo. Però l’idea di allenare mi conquistò in fretta e sono bravo a imparare. Ho preso da ogni esperienza, all’inizio ero un po’ talebano sul discorso giochisti, poi mi sono liberato da certe ottusità. Ora cerco di rendermi complementare».

Non solo calcio, Farioli è un uomo di cultura avendo conseguito una laurea in filosofia. «La cultura dell’Ajax è un calcio posizionale freddo e ordinato, una religione, io ho aggiunto spirito di gruppo e gusto per la battaglia. La cultura del Porto è quasi carnale: sacrificio. (…) La migliore identità è non averne una immutabile», ha affermato (chissà cosa ne pensa il suo mentore Roberto De Zerbi).

«Mi ha sbalordito Luis Enrique. A Parigi a un certo punto abbiamo un calcio piazzato, io ordino uno schema che avevamo provato soltanto una volta in un’amichevole estiva, lui vede i primi spostamenti e salta dalla panchina per mettere i giocatori sull’avviso, “stanno facendo la cosa che vi ho mostrato!”. Una volta, in un’amichevole, e lui la conosceva. Un tempo campavi mezza stagione su una buona idea tattica, adesso te la disinnescano nel cooling break», ci ha tenuto a sottolineare.

Nel corso della chiacchierata, Farioli ha anche rivelato che De Laurentiis lo contattò durante la sciagurata stagione del dopo (terzo) scudetto: «Ha voluto conoscermi dopo l’esonero di Garcia, abbiamo parlato. È stato molto gentile». E su un possibile ritorno in Italia: «Spero continui a esserci grande calcio, e dunque non escludo certo l’Italia. Ma staccarsene è stato fondamentale per saltare la parte in cui ti dicono che sei troppo giovane».

Infine, si è tornati alla filosofia: «Speculazione è brutta. Compromesso dipende. Io amo adattamento. Avanza chi si adatta. Anche nel calcio».

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