Sinner, Egonu, Doualla: tifiamo per gli italiani ma li insultiamo perché multirazziali (Men’s Health)
Lo sport non ci rende uguali, non annulla le differenze, semplicemente non le considera delle variabili in campo. Farlo dagli spalti, da una tastiera o davanti a un televisore, è un oltraggio alla nostra bandiera.

Parigi (Francia) 11/08/2024 - Olimpiadi Parigi 2024 / volley / Italia-Usa / foto Image Sport nella foto: Paola Egonu-Myriam Sylla
Lo sport italiano è nero, mulatto, bianco, futuribilmente asiatico e mediorientale, certamente già multietnico, popolato di lingue regionali, molteplici identità di genere e confessioni multireligiose. E’ l’editoriale del direttore di Men’s Health, Giovanni Audiffredi “Oltre lo sport, l’identità”. E’ la fotografia del Paese sportivo d’elite da Sinner, alla Egonu, agli altri italiani di vertice.
Giocatori multirazziali che difendono il tricolore come Paola Egonu e Jannik Sinner
La più grande giocatrice di pallavolo al mondo è Paola Egonu, con genitori nigeriani, e ha appena vinto la Volley National League. Kelly Doualla ha solo 15 anni, ha genitori camerunensi e corre gli 80 e i 60 metri con tempi da record del mondo. Larissa Iapichino, con mamma Fiona May di origini giamaicane, è campionessa del mondo Under 20 di salto in lungo. Federica Brignone, ha vinto due volte la Coppa del Mondo generale di sci alpino, parla patois, il dialetto francofono valdostano. Jannik Sinner è il tennista italiano più vincente di sempre, ha appena sollevato la coppa di Wimbledon, parla pusterich, una variante del bavarese che si usa in Alto Adige. Sara Curtis è la più importante nuotatrice italiana, ha battuto il record sui 100 stile libero di Federica Pellegrini, si definisce mulatta ed è afrodiscendente. Come lo sono nella Nazionale di Basket Under 20, neocampione d’Europa, Elise Assui, Charles Atmah, Osawaru Andrew Osasuyi, Theo Airhienbuwa. Senza di loro: niente titolo.
Il rispetto per l’identità umana
L’elenco di straordinari atleti italiani che subiscono razzismo, discriminazioni, umiliazioni dovute a retrogradi luoghi comuni, sarebbe infinito. C’è dentro anche Lorenzo Simonelli, sulla copertina di questo numero di MH, campione europeo dei 110 ostacoli, nato in Tanzania, è una delle nostre migliori speranze di medaglia ai Campionati Mondiali di Atletica di Tokyo (13-21 settembre). Tutte queste persone non si sono conquistate il titolo di italiano perché hanno compiuto delle imprese. Lo sono sempre stati, ben oltre il loro passaporto, e hanno chiesto solo di essere rispettati per la loro identità umana, nemmeno per dove hanno portato il Tricolore e il buon nome del Paese. Lo sport non ci rende uguali, non annulla le differenze, semplicemente non le considera delle variabili in campo. Farlo dagli spalti, da una tastiera o davanti a un televisore, è un oltraggio alla nostra bandiera.