Bagni, il giorno dell’imbarazzo e della vergogna. La Procura indagherà sui filmati delle Iene (CorSera)

Lui promette una spiegazione. Ma l'inchiesta è desolante, ha interrotto le comunicazioni, lo spettacolo offerto non è edificante per il calcio

Salvatore Bagni

Db Milano 06/06/2011 - assemblea ordinaria Lega Calcio Serie A / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Salvatore Bagni

Il Corriere della Sera con Monica Scozzafava torna sull’inchieste de Le Iene che ha coinvolto Salvatore Bagni. I soldi chiesti per “sponsorizzare” un giovane calciatore e garantirgli un futuro nel calcio hanno provocato un terremoto. Il quotidiano segnala che la vicenda finirà sotto la lente della Procura.

Lo spettacolo dell’inchiesta Bagni non è edificante per il calcio e per la sua credibilità

Scrive Monica Scozzafava:

Imbarazzo e anche un fortissimo disagio. Salvatore Bagni non è riuscito a dissimulare la vergogna, davanti alle telecamere delle Iene che lo hanno appena smascherato (ha preso 30 mila euro per assicurare l’ingresso in una squadra di C a un ragazzino) dice cose all’apparenza senza senso, resta incredulo verso se stesso: si è fidato e gli è andata male. Si infila in auto, bermuda blu e camicia azzurra, e prende letteralmente il largo. 

Il giorno dopo è quello degli avvocati, del telefono spento o che squilla a vuoto. Ore di riflessione, valutazioni, alla ricerca di una strategia che possa avere una credibilità. Il filmato mandato in onda martedì sera sulle reti Mediaset è squalificante, il «guerriero» promette una spiegazione, appena l’eco mediatica si sarà spenta. Guerriero era il suo soprannome quando giocava a calcio. Bagni ha vinto uno scudetto col Napoli, ha giocato con Maradona e conta 300 partite in serie A, un modo di essere che ha mantenuto negli anni. Un combattente per necessità, anche a seguito di vicende personali terribili: ha perso suo figlio Raffaele in un incidente stradale, aveva appena 3 anni.

La scena è desolante, nulla di quel che accade rende giustizia alla storia professionale — calcistica e non — di Bagni che finge indifferenza, è evidentemente imbarazzato e va via. Il servizio nella puntata di martedì delle Iene ha scatenato un terremoto («per giocare basta pagare», le parole di Bagni sono inequivocabili), la Vis Pesaro ha tutelato la sua immagine con la sospensione del d.s. Michele Menga. Bagni ha interrotto le comunicazioni, lo spettacolo offerto in tv non è edificante per il calcio e per la sua credibilità. I filmati finiranno sotto la lente della Procura.

Salvatore Bagni e l’inchiesta delle Iene: «Vuoi giocare in C? Paga 30.000 euro e ti trovo squadra»

Salvatore Bagni, ex calciatore ed ex dirigente del Napoli, è finito nell’occhio del ciclone per un servizio che è andato in onda su Italia 1, nel corso della trasmissione “Le Iene“. Nel servizio si scopre che l’interesse dell’ex calciatore di Inter e Napoli si concentrerebbe più sui soldi che sulle reali capacità del ragazzo.

“Però ti spiego, perché bisogna esser chiari. Noi abbiamo quest’agenzia nostra io e mio figlio, però quelli che noi andiamo a cercare noi li paghiamo perché li cerco io, li scelgo io. Ma tutti quelli che non cerchiamo noi, noi ci facciamo pagare, ovviamente perché il ragazzo non ti fa guadagnare niente”: così Bagni spiega ‘le regole’, secondo le quali se è lui a trovare il ragazzo, allora è disposto ad investire. Viceversa, il giocatore deve pagare. Le cifre? “Noi meno di 30 mila euro non facciamo con nessuno” e rivela che alcuni di quelli che avrebbe piazzato “pagano due 30mila euro e uno 40mila. Sono tutti imprenditori, perché non lo può fare l’operaio”. E le valutazioni tecniche si lasciano a chi si fa avanti, senza la visione di video o partite.

Il talento passa quindi in secondo piano: “Noi andiamo sempre sul cash. Se proprio si è impossibilitati, si può fare una sponsorizzazione: così da poter fare ‘regali legali’. Ti dico, la C non è un problema: chiamo, chiedo un favore”. Nel corso della conversazione, emerge il potere contrattuale di Bagni: “Tutti mi devono qualcosa, per quello che li piazzo da tutte le parti, tutte le società: io sono corretto, loro devono essere corretti con me, non ce n’è. Noi di quelli che pagano ne abbiamo 13. Sono tutti nei settori giovanili professionisti.

Quelli che non scegliamo noi, devono pagare, per forza”. Ad entrare in scena è il ds del settore giovanile della Vis Pesaro, squadra che milita in Serie C: “Poi la nostra fortuna è che io non nascondo niente perché la mia società è al corrente di tutto, dalla cosa sbagliata alla cosa giusta. Adesso è stata fatta una cosa sbagliata, lui (il mister?) lo sa”. Messo alle strette dalla Iena sulla speculazione sui sogni dei ragazzi e sui soldi in nero chiesti alla famiglia, Bagni risponde: “Se il sogno di un ragazzo è di giocare nel settore giovanile di qualsiasi squadra…”. 

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