A Tuttosport: «Maradona mi voleva, mi mandò lo champagne al tavolo per convincermi. Allegri non si lamenta mai dei giocatori che ha, è un esempio»

Tuttosport intervista Giovanni Galeone in vista di Napoli-Juventus. Galeone è sempre stato molto vicino a Massimiliano Allegri. Parla della rimonta di cui è stato capace il tecnico bianconero:
«Ha stupito anche me, lo ammetto. Che avrebbe messo a posto lo squadra lo dicevo e ne ero sicuro al 100 per cento, ma che addirittura potesse arrivare fino al secondo posto… Glie l’avevo proprio detto: Max, se arrivi tra le prime quattro fai un miracolo! Perché quando tu fai un mercato e prendi Pogba e Di Maria, cerchi di recuperare Chiesa, punti un difensore forte… L’allenatore si mette in testa una ipotetica formazione. Ma di questi giocatori, pronti via, Max non ne ha avuto manco uno! Lui però non si scomponeva e mi diceva: “Tranquillo, ora la mettiamo a posto. Ho dei giovani interessanti”. Aveva ragione».
Il merito di Allegri, dice Galeone, è soprattutto quello di non lamentarsi mai del materiale che ha a disposizione.
«Max, e di questo la società gli deve rendere atto, non si è mai lamentato dei giocatori che ha o che non ha. Parla sempre bene di tutti e non va mai in difficoltà nonostante gliene abbiano dette di tutti i colori: che non ha dignità, che doveva dimettersi… Beh, lui è rimasto tranquillo puntando sui giovani senza dire “manca questo, manca quell’altro”. No, non manca nessuno».
Gli altri allenatori, invece, si lamentano.
«Questo vuol dire insegnare e fare gli allenatori di calcio. Gli altri tirano sempre fuori gli alibi».
Galeone commenta il Napoli visto contro la Sampdoria.
«Il Napoli ha vinto contro la Samp, ed era importante: infatti non ha rischiato niente, i tre punti erano troppo importanti dopo la sconfitta con l’Inter. E’ meno sbarazzino dell’inizio del campionato. Ora fa più possesso di palla anche quando arriva vicino all’area avversaria, e non è cosa da Napoli».
E mette in evidenza le differenze tra i due tecnici che si affronteranno venerdì.
«Allegri e Spalletti sono molto diversi, ma ugualmente determinanti. Molto, di Napoli-Juventus, è nelle loro mani. Anzi: nelle loro menti. Spalletti non ha vinto scudetti ma ha grande esperienza. Nell’Empoli ha fatto bene, nella Roma benissimo. Ha sempre cercato un gioco propositivo. Qualche volta con i giocatori a disposizione ce l’ha fatta, altre volte meno. Strategicamente ha più bisogno di elementi adatti al suo tipo di gioco, invece Max si arrangia».
Nel 1997-98 Galeoni e Allegri vissero insieme l’esperienza a Napoli, non esaltante, visto che si concluse con la retrocessione.
«Lì ho sbagliato io. Ebbi la presunzione di poter fare meglio di un grande allenatore che aveva dato le dimissioni. E se Carletto Mazzone dà le dimissioni vuol dire che c’è poco da fare. Dopo di me però sono andati a Napoli Ulivieri, Mondonico, Zeman e anche loro – uno diverso dall’altro – non hanno ottenuto risultati: vuol dire che c’era qualche problema di base. Max ha cercato di dare quello che poteva, ma non eravamo molto bravi dai… Ho sbagliato io, mi sono fatto prendere dalla voglia di andare a Napoli, sono napoletano: mi spiace ancora oggi. C’ero andato vicino in passato quando mi voleva Maradona… Lo avevo incontrato per caso a ristorante e mi aveva mandato lo Champagne al tavolo, aveva detto: lei deve essere il mio allenatore, lei deve venire con me. I giocatori fecero il famoso comunicato, ma Ottavio Bianchi non si dimise e la squadra fu rivoluzionata. Ho sfiorato l’occasione… Poi anche l’Inter, Moratti voleva prendermi. Ci sono andato vicino. Ho la curiosità di sapere cosa avrei potuto fare in una grande squadra… C’è chi dice che è difficile allenare i grandi campioni, ma quei pochi che ho avuto, beh… Vi assicuro che era la cosa più facile del mondo: allenare Causio, allenare Zico, allenare LeoJunior, Candela… E’ stato un enorme piacere. Il problema è allenare quelli che pensano di essere campioni, loro sì che sono un problema…».