Tra i ciclisti che fanno la fame: «Viviamo pensando solo a quando potremo mangiare, sentendoci in colpa»

Sul Telegraph: nel ciclismo il peso è una dannazione, e tutti i professionisti soffrono le privazioni, e si ammalano di vari disturbi alimentari

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Imago Londra (Inghilterra) 01/08/2012 - Olimpiadi Londra 2012 / cronometro / foto Imago/Image Sport nella foto: Bradley Wiggins ONLY ITALY

Il ciclismo è uno sport crudele. Fatto anche di distruzione controllata del fisico. Un aspetto che descrive molto bene sul Telegraph  autrice del libro Soprattutto nelle gare di inizio stagione – scrive – il fisico di un ciclista viene giudicato in modo insensibile con sussurri e sguardi di sbieco, su una scala che va da “Attenzione!” a “Quel grasso stronzo non ha alcuna possibilità di vincere il Tour de France”.

Il ciclista australiano Richie Porte è arrivato terzo assoluto al Tour 2020 e lo racconta così:

“Quando vedi del cibo che non puoi mangiare e stai bruciando così tante migliaia di calorie al giorno e poi devi essere rigoroso sulla dieta, non è facile. Ma questo è solo uno dei sacrifici che devi fare. Sei in uno sport in cui il rapporto peso/potenza è un fattore enorme”

E’ uno dei motivi per cui Mathew Hayman ha deciso di ritirarsi nel 2019 dopo aver gareggiato per quasi due decenni:

“Vieni giudicato per questo. Ti presenti a una gara e i meccanici, i direttori, tutti ti guardano dall’alto in basso e dicono, ‘Va bene, è in buona forma’. E questo potrebbe non avere nulla a che fare con la forma, è solo il tuo peso. È semplicemente accettato. Tuttavia, è una realtà piuttosto dura. Non c’è modo di aggirarlo. È fisica”.

Oggi Hayman è due kg più leggero di quello che era da pro e questo lo fa incazzare:

“Mi ci sono voluti anni per cercare di perdere un chilo e ora che non corro più sono più leggero!”.

Hayman dice che la precedente relazione con il cibo è stata al limite del disturbo alimentare.

“Beh, sai, immagino che sia un disturbo alimentare se consuma tutto. Non è mai stato così divorante da aver perso completamente il controllo, ma ti stai giudicando ogni volta che mangi se ne hai bisogno. Non è un modo particolarmente piacevole di vivere. Ti alleni così tanto da essere costantemente affamato e non ti senti mai soddisfatto. Fai costantemente delle scelte”.

“Ricordo che era come ‘Ok, quanto dista l’aeroporto? Quanto durerà quel volo? Quanto manca prima di arrivare al prossimo hotel? Quando sarà il pranzo?’.  Non puoi davvero saltare un pasto per poche ore, il tuo corpo brucia costantemente energia e hai costantemente fame. Era una battaglia costante anche per dire: ‘Non dovrei mangiarlo ma ho un po’ di fame. Ho davvero fame? Non ho davvero fame? Qual è il mio peso? Quanto manca al Tour? Importa davvero?'”

Altra testimonianza da Robbie McEwen:

“Ho visto ragazzi finire sottopeso. Ho visto ragazzi con problemi alimentari. Ho visto cosa mangiano e cosa non mangiano cercando di essere il più leggeri possibile, watt per chilo e tutto il resto. Li vedi svanire in termini di fisiologia e i loro risultati svaniscono e non è salutare. La loro pelle sembra un po’ grigia, hanno un aspetto terribile. La loro corporatura non è pensata per essere così piccola.  Lo sport d’élite non è poi così salutare, perché è come provare a mettere a punto un’auto di F1; vanno al millimetro, al decimo di millimetro, trovando l’aerodinamica. Gli atleti si stanno spingendo per cercare di ottenere il massimo in termini di prestazioni”.

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