Maraini: «Pasolini amava la vita e cercava il pericolo. Come Messner in Tibet, o Hamilton in Formula Uno»

Al CorSera: «Non beveva perché aveva l'ulcera e perché il padre era alcolizzato. La madre sembrava sua figlia, la vedeva in ogni donna»

lavali col fuoco

Pier Paolo Pasolini

Cento anni fa nasceva Pier Paolo Pasolini. Il Corriere della Sera intervista Dacia Maraini, che di Pasolini era molto amica. Racconta che lo sogna ancora.

«Vuole riprendere a fare cinema. Nel sogno compaiono anche i suoi tecnici, Alessandro, Marcello, che mi dicono: Dacia digli che è morto e non può lavorare. Ma Pier Paolo insiste con il suo bell’accento friulano: lo so che sono morto, questa morte mi ha fatto perdere anni di lavoro, ma ora torno in vita e voglio ricominciare a fare film…».

Lo descrive come un taciturno. Non beveva alcolici per via dell’ulcera.

«Aveva l’ulcera. Una volta in un’osteria del ghetto ebbe una crisi, uscì dal bagno in un lago di sangue, lo presi in braccio, credevo stesse morendo. Al posto del vino beveva latte. Temo che detestasse il latte. Ogni volta che lo beveva faceva una piccola smorfia, spesso gli rimanevano due piccoli baffi bianchi all’angolo delle labbra…».

Non era un predatore sessuale.

«Pier Paolo Pasolini non era un predatore sessuale. Non era un dominatore. Il suo approccio non aveva nulla di violento. Era ludico. Con i ragazzi giocava a pallone, scherzava, rideva. Cercava se stesso bambino. Poi, certo, faceva l’amore. Aveva scoperto la sua omosessualità a sei anni, l’avevano perseguitato e irriso per questo».

Amava moltissimo anche le donne, ma solo in modo platonico.

«In ogni donna lui vedeva la madre: possederla sarebbe stato come un incesto. Una volta facevamo il bagno a Sabaudia, un’onda accostò i nostri corpi, e lui d’istinto mi respinse, come se stesse consumando un sacrilegio. Di una donna però poteva innamorarsi».

Sulla madre di Pasolini, Susanna.

«Una bambina. Non aveva nulla di materno, pareva la figlia di Pier Paolo, e lui era molto protettivo nei suoi confronti; forse anche al pensiero di come Susanna aveva perso l’altro figlio, Guido…».

Partigiano bianco, era stato assassinato dai partigiani comunisti a Porzus.

Sul padre di Pasolini:

«Era un militare, si chiamava Carlo Alberto. Da bambino Pier Paolo l’aveva amato molto. Ma in guerra fu fatto prigioniero in Africa, e quando tornò era un uomo diverso. Irascibile, disperato, violento. E alcolizzato. Anche per questo Pier Paolo non beveva. Ed evitava qualsiasi espressione di rabbia, qualsiasi gesto di stizza».

Le viene chiesto se è vero quel che raccontano, ovvero che Pasolini cercava la morte.

«È una sciocchezza. Amava la vita, e cercava il pericolo. Come Messner in Tibet, o Hamilton in Formula Uno: non vuole morire, vuole vincere la sfida».

Che idea si è fatto sul suo assassinio?

«Non può essere stato Pino Pelosi da solo. Pelosi era un ragazzino; Pier Paolo era forte, allenato. L’hanno ucciso altre persone che poi hanno comprato o imposto il silenzio a Pelosi».

Crede a un delitto politico?

«Pier Paolo diceva di sapere chi aveva ucciso Enrico Mattei, ma di non avere le prove. Perché ha intitolato il suo ultimo libro Petrolio, anche se di petrolio nel libro non si parla? Cosa c’era nei due capitoli spariti? Fatto sta che neppure oggi sappiamo con precisione chi uccise Enrico Mattei».

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