Eriksson: «La Lazio di Sarri? mi aspettavo altro. Un allenatore deve far evolvere il proprio pensiero»
Al Messaggero: «Ne avevo sentito parlare. Contano i giocatori, non la tattica. Se hai Beckham, deve giocare a destra. Bisogna rinunciare alle proprie idee»

Imago Port Elizabeth (Sud Africa) 15/06/2010 - mondiali Sud Africa 2010 / Costa D'Avorio-Portogallo / foto Imago/Image Sport nella foto: Sven Goran Eriksson ONLY ITALY
Il Messaggero intervista Sven Goran Eriksson. Che parla della Lazio, di Simone Inzaghi e soprattutto di Sarri.
La prima domanda, appunto, è se guarda la Lazio
«Devo dire la verità, la vedevo sempre quando c’era Simone…».
Non la incuriosisce il successore Sarri?
«Si, ne avevo sentito parlare tanto, ma ora mi aspettavo un altro gioco».
In che senso?
«Magari deve ancora carburare, ma ho grossi dubbi sul 4-3-3. Ti puoi permettere di andare avanti con un modulo, se hai i calciatori adatti e a disposizione. Alla fine si parla sempre di tattica, ma contano i giocatori e bisogna farli giocare nella loro posizione più congeniale. Magari puoi adattarli in un ruolo per una partita, ma non sempre. Nel calcio bisogna seguire la logica e non ha senso schierare un elemento in una posizione in cui non riesce a esprimersi al 100%. Peggio ancora rinunciare a un talento».
Quindi non la pensa come Sarri, che ha spesso sacrificato Lazzari e Luis Alberto sull’altare dell’equilibrio della Lazio.
«Ho già fatto questo esempio. Se hai David Beckham, lo fai giocare esterno destro a prescindere da quale sia il tuo credo o il tuo schieramento preferito. Se hai Ibrahimovic in squadra, non puoi servirlo come Immobile nello spazio o in profondità, ma devi passargli la palla addosso. (…) Un allenatore deve cercare sempre di esaltare le qualità individuali di un gioiello che ha in mano. Piuttosto bisogna rinunciare alle proprie idee e far evolvere il proprio pensiero».