Maran: «Prima gioivamo per un gol, adesso esultiamo per un giocatore negativizzato»
Alla Gazzetta: «Quanto accaduto ha influito sui giocatori, l’abbiamo capito parlandoci nei giorni successivi. Nessuno l’aveva detto per non tirarsi indietro e scendere in campo. Dobbiamo trovare la forza di continuare a vivere»
Alla Gazzetta: «Quanto accaduto ha influito sui giocatori, l’abbiamo capito parlandoci nei giorni successivi. Nessuno l’aveva detto per non tirarsi indietro e scendere in campo. Dobbiamo trovare la forza di continuare a vivere»
La Gazzetta dello Sport intervista Rolando Maran, tecnico del Genoa decimato dai contagi da Covid. Sono stati 22 i positivi, nel club: 17 giocatori (9 dei quali ancora in isolamento). Maran parla del giorno in cui arrivò la notizia della positività di Perin, il primo colpito dal virus.
«Impensabile. Non voglio dire “incredibile”, perché il Covid19 è una cosa seria, ma non ci aspettavamo che potesse colpirci in quella misura e con quella forza. Avevamo sempre fatto le cose con grande cautela ed attenzione. Invece da quel giorno ci sono stati pochi allenamenti, nessuna partita, e se prima gioivamo per un gol, adesso esultiamo per un giocatore negativizzato. Siamo su questi livelli».
Sul giorno della partita contro il Napoli al San Paolo, persa 6-0:
«Una premessa: quel giorno abbiamo curato ogni minimo dettaglio. Per cautela s’era deciso di partire il giorno successivo per Napoli, allo scopo di proteggere noi stessi e gli altri. Sul momento non avevamo realizzato la situazione, pareva una suggestione dei ragazzi dopo quel che era successo a Mattia ed a Schöne sentire qualche malessere. Invece tutto questo ha influito sui giocatori, l’abbiamo capito parlando con loro nei giorni successivi. Nessuno l’aveva palesato per non tirarsi indietro e poter scendere in campo, da una parte è meritorio. Ricordo una vigilia stranissima, una notte tutti in piedi a fare i tamponi cercando di mantenere sempre le distanze. Non è stato il modo migliore per preparare una gara, ma era nostro dovere agire così».
Lo definisce «un periodo surreale», traumatico. E parla dei tempi di recupero dei giocatori. Impossibile quantificarli, si vive alla giornata. Ma quanto accaduto ha unito il gruppo.
«Se devo proprio trovare un aspetto positivo, è questo. Ci ha colpito un tir in pieno viso, reagiamo come un blocco unico, quanto successo deve servire come una spinta. Questa storia ha colpito tutti noi: deve arricchirci e darci unità».
Che lezione viene fuori da questa storia? Gli viene chiesto. Risponde:
«Dobbiamo trovare la forza di continuare a vivere, e qui non parlo di impatto della pandemia sul calcio, ma sull’esistenza delle persone, sulla vita familiare, nello studio, con una coscienza tale da non mettere a repentaglio nessuno. Così tutto sarà meno difficile».