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Il Napoli della bellezza può anche non compiersi, ma fa parte della lunga vita

Il Napoli della bellezza può anche non compiersi, ma fa parte della lunga vita

Ci sono sabati straordinari, pieni di sorprese e di molta bellezza. Sabati in cui non ti aspetteresti nulla di negativo, a meno che tu non sia pronto a cogliere altri segnali; piccole note stonate che – ogni tanto – in mezzo a belle giornate fanno sì che la tua faccia si oscuri di colpo, tu non sai perché, qualcosa ti disturba ma non sai ancora cosa, perché quella cosa non è ancora accaduta.

In un libro che ho molto amato e di cui mi sono occupato pochi giorni fa, Il cinghiale che uccise Liberty Valance di Giordano Meacci (minimum fax, 2016), il personaggio principale, un cinghiale di nome Apperbohr, capisce a un certo punto quello che pensano e dicono gli esseri umani; questa comprensione che sarà graduale, faticosa, bella e tumultuosa metterà Apperbohr in una terra di mezzo, non riuscirà a spiegare al resto del branco ciò che sente e che comprende, e i suoi tentativi – anche furibondi – di accostarsi agli umani saranno quasi del tutto vani. Apperbohr capirà l’amore e la morte, quindi tutto.  “Forse questa e questa soltanto, la vita? Lo sforzo di luce che proviamo a portarci via, senza riuscirci, tutte le volte che moriamo.” Il Napoli, come Apperbohr, sta in una terra di mezzo, da una parte la bellezza, la meraviglia, la comprensione di tutto che passa – ed è passato –  e passerà –attraverso l’organizzazione perfetta del gioco e quindi dello spettacolo; dall’altra parte Il Napoli/Apperbohr deve fare ragione e miseria, deve tradurre al resto del branco, che sono a volte le altre squadre, altre volte i tifosi, quando questa bellezza non si compie e del perché a quel punto nulla si realizzi, a cominciare dal risultato.

Ogni volta che perdiamo, moriamo, bisogna vedere qual è, dove sta e se il Napoli/Apperbohr sia riuscito a portarsi via “lo sforzo di luce” tutte le volte che è morto. Se, come credo, c’è riuscito, credo allora che tutte queste morti facciano parte di una lunga vita. La lunga vita ci dice che nove anni fa giocavamo in B con il Treviso, ed era una partita fondamentale, e ci dice che siamo – forse – la squadra che ha giocato meglio di tutti, in Europa (e quindi ovunque) quest’anno. Per me il Napoli/Apperbohr vale quello sforzo di luce, è quello sforzo di luce.

Ieri pomeriggio a Venezia inaugurava una bella mostra, a Palazzo Grassi, un’esposizione di opere di Sigmar Polke, tra queste una mi ha colpito particolarmente: Alice in Wonderland. Un’opera molto bella che tiene dentro molti mondi, piena di fantasia, e dentro, insieme ad Alice, c’è anche il calcio. Tanti piccoli calciatori ai quali sono sovrapposti altri elementi in un mondo colorato e magico.

Mentre osservavo il quadro pensavo alla magia e al Napoli, ma non potevo dimenticarmi delle insidie che il mondo delle favole porta con sé. Non potevo scordarmi che anche nel paese delle meraviglie si può trovare la crudeltà. In ogni fiaba che si rispetti la paura è presente. Guardavo il quadro pensavo al Napoli, pensavo alla magia, ma da qualche parte il mistero mi faceva paura. Quindi poi in serata perdevamo, come succede, qualche volta.

Gli appunti del Drone Giggino

Non è possibile perdere a San Siro, non è possibile. Non è possibile perdere senta tirare quasi mai. Noi – il Napoli – uagliù – non abbiamo quasi mai tirato. Né una canna di fumo, né in porta. Ora, i dati che ho raccolto non sono confortanti ma nemmeno spaventano, sono solo strani. Contengono all’interno altri dati che un drone non può codificare, io non so niente degli umori, non so niente di psicologia. Io lavoro con i numeri e offro sigarette a Sarri. Mr., oggi ci vogliono quelle di contabbando. Tié, te l’aggio già appicciata.

Notizie dall’Inghilterra

Il Watford vince, con Britos di nuovo titolare, ormai inamovibile. Il Leicester gioca tra poco, Inler pare si stia buttando sul cricket, mentre vince un campionato senza disputarlo. Comunque, forza Leicester.

 

Note a margine:

–          Cornetto mangiato e non dedicato a nessuno.

–          Teniamoci ‘sto secondo posto, così come è meritato fino a ora.

–          No, Koulibaly non è diventato scarso.

–          No, Gabbiadini non è scarso.

–          #IoStoConSarri dalla prima.

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