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Dialogo tra Montalbano ed il Premier Conte

Un granni scarmazza fora la vie annunciai l’arriva del Cunta… che doppo i selfies di turna trasette a finala nell’officio de Muntilbano

Dialogo tra Montalbano ed il Premier Conte

Galluzze trasette nell’officia come Leclerca alla Varianti vascia e Muntilbano pinsai ad un tirrimota….

“Galluuuuuuù, ma che mintula assuccesse?”.

Galluzze: “Dutturi, dutturi, nun sape ancura nihilo?”.

Muntilbano: “Che havio da sapiri?”.

G: “Sta per viniri a Vigate il Prisidente… “.

M: “Ma il Prididente venni aieri… “.

G: “Nonsi dutturi non havio da parlari della Mattarella, ma di Cunta… “-

M: “E che veni a fari? , commo maie non havimma saputa nihila?”.

G: “Pirchia l’urdina pubbliche lo tinana i carabbinera… “.

M: (…)”.

G: “Comunqua commo mittappa lo havi ìnvitata macari da nuia”.

M: “Ma chesta mica è na sedi dei Cinqui stiddra?”.

G: “Ma nin havi piaciri che vene; lia è forsi del piddie?”.

M: “Non te lo volio diciri plus Gallù: a mia delle pulitiche non mi ni fottia… “.

Un granni scarmazza fora la vie annunciai l’arriva del Cunta… che doppo i selfies di turna trasette a finala nell’officio de Muntilbano.

“Ecco il caro Commissario Muntilbano: noi siamo qui per salutarla su invito del cittadino Galluzzo, anche se io sono esterno al Movimento”.

Muntilbano: “Prisidinta che piaceri vidirla caa a Vigate…. Che”

C: “Ma lei parla siciliano: ma un funzionario pubblico non dovrebbe parlare in italiano?”.

M: “Macari i ministera del su guverna non lo parlino”.

C: (…)”.

M: “A che duvimma la su visite aquì?”.

C: “Mi meraviglio di lei Commissario: nella sua ridente cittadina c’è un convegno degli Amici di Sciascia sui trent’anni dalla sua morte”.

M. “Ma pirchia lia havi litta Sciascie?”.

C:”(…). Ma io sono pugliese e seguivo più Moro che Sciascia”.

M: “Sciascie eri siciliana ma secutave macari Mora”.

C: “(…)”.

Galluzze (interrumpenda): “Prisidinta per nuia del Mittappa lucale è un unura avirla aquì”.

C: “Grazie cittadino: è da uomini come lei che parte il contratto che cambierà questo paese”.

M. “Un Paisi cuntratta poti cangiari cu nu cuntratta?”.

C: “Ma lei è peggio di una Jena, Commissario… “.

M: “Io nel Circea nun sugno mai stata”.

C: “Ma io parlo di quelle mosche fastidiose della televisione: provvederò presto a quererarli… “.

M. “Ma lia faci ancura l’avvucata: legga che voli querelara omnes”.

C: “Ma quando il mendacio arriva a livelli insostenibili bisogna controbattere con lo strumento giurisdizionale… “.

M. “Allura, prisidenta che potimma fari per Lia?”.

C: “Commissario, niente, sono io che le chiedo se posso fare qualcosa per lei?”.

M: “M a io non havio nicissitate di nihilo”.

C: “Ma lai è l’unica in Itaglia che non voili nihila?”.

M: “Come Cummissaria havi nicissitate di machine, binzina, e sulda per gli straurdinaria per i mia homina: ma non ci l’havi data il su cumpare che haviva la nuestra stissa divise, quindi pensa che lia non poti fari nihilo… “.

C: “Commissario non mi parli del ‘cumpare’ come lei pittorescamente lo ha definito: sto pensando di quererarlo… “.

M: “Ma lia tine la querele facila: li havino explicata che non est plus uni paietta de paisi?”.

C: “Ma sa io ho fatto l’avvocato ed il professore tutta la vita e la formazione te la porti dietro”.

M. “Ma lia ura che mestiera faci?”.

C: “Ma io sono un gestore di forze politiche variegate che hanno diciso di stare assieme per consentire all’Italia di andare in Europa per costruire una Ue che lungi dalla sirene di un’austerità senza futuro voglia impostare un nuovo corso di sviluppo e progresso… “.

M (ngiarmata): “Quanno havi finita il cumitia mi avvirta: io havio da laburari. In chista Paisi qualichiduna divi macari farla”.

C: “Ma lei non ha rispetto per nessuno Commissario?”.

M: “Sa cusa diciva Lionarde Sciascie?”.

C: “Un sacco di cose, ma io non ho mai avuto molto tempo per leggere: sa le Pandette… “.

M. “Diciva che la partia meliora di chesto Paisi erano le pirsone che laburavano o che cercavano di laburare… “.

C: “(…)”.

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