Ancelotti: Ho scelto il Napoli perché mi piace, non perché De Laurentiis mi ha offerto di più”
Nello speciale di Sky "Mister Condò": "So che il Napoli può vincere, ma non in quanto tempo. Maradona il più grande contro cui abbia giocato. De Laurentiis è il presidente che ha più rispetto del mio lavoro"

Paolo Condò e Carlo Ancelotti hanno dialogato a tutto tondo nello speciale di Sky “Mister Condò”, andato in onda questa dopo la triste sconfitta rimediata dal Napoli dalla Juve. Si parla di tutto, si parte dall’inizio della lunga storia che lega Ancelotti al calcio ed al pallone. Dei suoi successi prima da calciatore e poi da allenatore, ma anche sei suoi insuccessi. Fino ad arrivare al suo arrivo a Napoli
Quando hai scelto di venire a Napoli si pensava ad una Nazionale e invece hai scelto Napoli che è un club con cui non avevi legami tu che sei un uomo di ritorni. Quale è stato il motivo che ti ha spinto? Una buona offerta del presidente De Laurentiis?
«Pensi che il presidente faccia delle buone offerte? (ride) Innanzitutto la voglia di tornare in Italia. Penso che potrei ancora tornare ad allenare all’estero perché mi sono trovato bene, ma volevo tornare in Italia. E non erano tante le squadre dove potevo andare, poi il progetto mi piaceva e mi piace. Il Napoli di Sarri mi piaceva e penso che il Napoli sia una squadra che può crescere e migliorare e vincere, anche se non so in quanto tempo»
Fino al momento di arrivare a Napoli, il tuo unico ricordo era legato ai duelli con Maradona. Era forte?
«Era il giocatore più forte contro cui ho giocato. Qualche colpo cercavo di darglielo, ma lui era molto corretto, se uno si lamenta è più divertente menarlo sennò non c’è gusto»
Che ricordi hai del Napoli di Maradona?
«Quando venivamo a giocare qui i tifosi erano incredibili, ci infastidivano anche la notte. Ma poi in campo grande rispetto e una squadra che ha meritato di vincere. Erano duelli belli, una una rivalità solo sportiva. non c’era odio e violenza, solo due grandi squadre che si affrontavano»
Allenando la squadra di Napoli diventi più paladino della gente che viene a vederti allo stadio? Soprattutto per quanto riguarda i cori di discriminazione territoriale
«È vero che Napoli è presa di mira da questi cori, ma è un problema generalizzato e che esiste solo in Italia. Non c’è più da nessun’altra parte, siamo diventati antichi e dobbiamo evolverci. Deve finire la violenza che c’è nel calcio, anche il fatto che dobbiamo andare allo stadio con la polizia»
Hai trovato un campionato polemico?
«Molto meno di prima. L’introduzione della Var ha incrementato il percorso di crescita. Ci sono molte meno polemiche. L’Italia è un paese che è cresciuto sulle rivalità e questo aspetto deve rimanere, ma nulla di più»
De Laurentiis e Berlusconi, due presidenti che sono imprenditori dello spettacolo, cosa cambia nel modo di lavorare con loro?
«De Laurentiis è uno dei pochi presidenti che ha grande rispetto del mio lavoro, mi chiede, ma non cerca mai di mettere voce dentro. È quello che più di ogni altro ha grande rispetto per quello che faccio. Poi è un imprenditore e vuole una società sana»
Cosa chiede?
«Non ho mai sentito il presidente chiedere che dobbiamo vincere ma solo dire “oggi dobbiamo fare un bello spettacolo e fare felici i tifosi”»
Sarri alla Juve ha alleggerito il tuo lavoro?
«Il mio lavoro è facile non è complicato perché mi diverto, anche quando ci sono le complicazioni»