Diciamolo, una grande squadra vince. Ci è mancata la cattiveria. E poi una domanda: che cos’ha Higuain?

Abbiamo perso. Comincerei da qui. Principio di realtà. Il Napoli ha perso 2-0 a Roma. Prima sconfitta del campionato. Seconda stagionale. La Roma ha vinto l’ottava partita consecutiva ed è a più cinque in classifica. Abbiamo perso. Poi ne possiamo discutere. Le statistiche (quelle che Trilussa eccetera eccetera) dicono che abbiamo avuto più possesso palla […]

Abbiamo perso. Comincerei da qui. Principio di realtà. Il Napoli ha perso 2-0 a Roma. Prima sconfitta del campionato. Seconda stagionale. La Roma ha vinto l’ottava partita consecutiva ed è a più cinque in classifica.

Abbiamo perso. Poi ne possiamo discutere. Le statistiche (quelle che Trilussa eccetera eccetera) dicono che abbiamo avuto più possesso palla (56 a 44). Se vogliamo dirla tutta, a me il Napoli nemmeno è dispiaciuto. Si è messo in campo da squadra consapevole. Almeno nell’atteggiamento tattico. Non ha mai dato l’idea di smarrirsi, nemmeno dopo l’1-0. Ma non siamo stati cattivi. E, soprattutto, abbiamo perso.

E sta tutta qui la grande differenza tra una grande squadra e una squadra che non lo è, almeno non ancora. Non ha giocato male il Napoli, affatto, ma una grande squadra non può tenere il campo, svolgere il compitino, dare l’impressione di… No, la grande squadra approfitta dello smarrimento altrui per la perdita del giocatore più rappresentativo e colpisce. Uno-due. Il morso del cobra. Non lo abbiamo avuto. Ed è un problema.

Il resto conta poco, a mio avviso. Non amo gettare la croce sui singoli. Certo, gli errori di Pandev e Cannavaro pesano. La gestione del capitano (tra società, allenatore, procuratore e lo stesso calciatore) è stata ed è dilettantesca. Ma una squadra realmente forte, sicura di sé, riesce a compensare anche gravi lacune come questa. Sono severo, lo so. Ma ci ho pensato. Ieri sera ho difeso Benitez e il Napoli. Non abbiamo giocato male, a mio avviso. Fino al 2-0 ero sicurissimo che l’avremmo raddrizzata. Però non è sufficiente. Se ci basta svolgere il compitino vuol dire che siamo ancora lontani dall’obiettivo. La squadra realmente consapevole vince e lascia gli altri a lamentarsi, a recriminare, a dire che hanno giocato meglio. Come a San Siro contro il Milan.

Come se non fossimo stati programmati per uccidere. Il calcio vive di episodi, va bene. Ma la sfortuna non può esistere (Enzo Ferrari docet), se non in casi eccezionali. E ieri non era uno di questi. Il tempo dei rimpianti, delle occasioni perdute, ce lo dobbiamo lasciare alle spalle. È questa la grande scommessa di questo Napoli. Del Napoli di Benitez. Accontentarsi di aver tenuto bene il campo non ci deve più appartenere.

Poi vogliamo parlare dei singoli? E allora voglio parlare di un solo calciatore: che cos’ha Gonzalo Higuain? Forse è il caso che il Napoli ci informi. È innegabile che la sua assenza ieri sera sia stata misteriosa. Il nostro centravanti venne tenuto a riposo a Genova (per poi farlo entrare nel secondo tempo), dopodiché non si è più visto. Non ha giocato a Londra, ha saltato il Livorno e ieri sera si è accomodato in panchina. Siamo preoccupati, è innegabile. E non perché Pandev ieri si è divorato un gol (non sono un mangia centravanti), ma c’è una grande differenza se il Napoli può contare o no su Higuain.

Detto questo, che abbiamo perso e che non siamo entrati in campo per uccidere, siamo stati rimandati ma non bocciati. Il campionato è lungo, la partita di ieri non era affatto decisiva. Occasioni per rifarci ne avremo, magari a cominciare da Marsiglia. Siamo forti, la squadra è forte. Ma il lavoro da fare c’è, non a caso siamo ancora al 75%. Soprattutto a livello mentale. Tenere bene il campo, stare corti, chiudere gli spazi agli avversari e saper ripartire può andare, anzi deve andare, a braccetto con la fame di vincere, di sbranare l’avversario. Gli occhi della tigre. La differenza, spesso, sta tutta lì.
Massimiliano Gallo

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