Galliani è disposto a tollerare la norma sul razzismo (bontà sua): «Ma la discriminazione territoriale va abolita»

Dopo la chiusura di un settore è arrivata la chiusura di San Siro, almeno per la prossima partita del Milan. Il giudice sportivo Tosel ha squalificato il campo per i cori discriminatori nel corso di Juventus-Milan. Cori all’indirizzo dei napoletani. Tre diversi in tre diversi momenti, recita il referto di Tosel. Anche se, chi era […]

Dopo la chiusura di un settore è arrivata la chiusura di San Siro, almeno per la prossima partita del Milan. Il giudice sportivo Tosel ha squalificato il campo per i cori discriminatori nel corso di Juventus-Milan. Cori all’indirizzo dei napoletani. Tre diversi in tre diversi momenti, recita il referto di Tosel. Anche se, chi era allo stadio ma anche chi guardava la partita in tv, ha ascoltato gli stessi cori provenire dalla tifoseria juventina.

Al momento non abbiamo capito quali siano state queste frasi. Se, come sta sostenendo Sky Sport 24 in maniera quasi ossessiva, si dovesse trattare del coro “noi non siamo napoletani”, sarebbe francamente un provvedimento assurdo. Nemmeno noi potremmo ritenerlo un coro discriminatorio. Ma non sappiamo se quel che Sky Tg 24 sta ripetendo corrisponda al vero. I cori sono tre e loro ce ne stanno facendo ascoltare solo uno.

La società rossonera ha annunciato ricorso. Adriano Galliani si è scagliato contro la norma: «Capisco il razzismo (come se ci stesse facendo una cortesia, ndr), ma la norma sulla discriminazione territoriale va abolita: tutti i presidenti sono d’accordo con me e ho già chiamato il presidente della Figc Abete per dirglielo. Ha detto che ci penseranno”. A questo punto una domanda si impone: anche Aurelio De Laurentiis è favorevole all’abolizione della norma?

Galliani sta provando in ogni modo a trasformare la norma sulla discriminazione territoriale in una macchietta: «Se io che abito a Brera me la prendo con quelli di Porta Romana, sto facendo discriminazione territoriale». Anche perché, alla terza sanzione con recidiva, scatta lo 0-3 a tavolino.

Il tema, comunque c’è. Il presidente della Lega Maurizio Beretta ha detto: “C’è la necessità di stilare
un nuovo documento, i club sono tutti concordi sul fatto che il sistema sanzionatorio dev’essere rivisto. Abbiamo già allertato il presidente federale Abete su questa tematica molto importante. Il punto fermo del sistema calcio è la lotta contro ogni forma di discriminazione razziale e territoriale, perché il destino del calcio e delle società non può essere nelle mani di piccole minoranze. La difficoltà ad intervenire da parte delle società è estrema, si tratta di minoranze che, con questo apparato sanzionatorio, possono produrre danni importanti. Resta quindi da capire qual è il miglior apparato sanzionatorio».

Che cosa farà il calcio italiano? Si arrenderà? Proprio la scorsa settimana l’Uefa ha squalificato il campo della Lazio per cori razzisti nei confronti dei polacchi del Legia. In Europa – giustamente – il tema razzismo è molto più sentito. In Europa un dirigente come Galliani verrebbe preso a pernacchie per le sue dichiarazioni di stasera. In Italia è diverso. È vero che in questo modo le società sono ancora di più nelle mani di poche persone, così come è vero che una norma non equivarrà mai a un corso di educazione civica. Ma è altrettanto vero che non ci si può arrendere alle prime difficoltà. Qualcuno se ne faccia una ragione, anche tra gli alti dirigenti, dire colerosi o terremotati ai napoletani non si può.
Massimiliano Gallo

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