Ok, è passata, ma mi sono tornate in mente tutte le occasioni sprecate
E’ passata la nottata. Sbollita la delusione, ci aspetta nuovamente di campo e della sfida che ci aspetta giovedì contro il Dnipro. Ho vissuto particolarmente male la sconfitta con la Juventus, perché sapevo sarebbe stato un banco di prova importante per capire dove possiamo arrivare e se possiamo farlo. Purtroppo è andata male e torniamo […]
E’ passata la nottata. Sbollita la delusione, ci aspetta nuovamente di campo e della sfida che ci aspetta giovedì contro il Dnipro. Ho vissuto particolarmente male la sconfitta con la Juventus, perché sapevo sarebbe stato un banco di prova importante per capire dove possiamo arrivare e se possiamo farlo. Purtroppo è andata male e torniamo con i piedi per terra toccando il suolo in maniera pesante. La Lazio (gran bella squadra…) e l’Inter si avvicinano e improvvisamente un campionato in cui sembrava ci fossero due squadre un gradino sopra le altre si riapre, o meglio si riapre la lotta per il secondo posto, considerato il ruolino di marcia della Juventus. Rischiamo di perdere una occasione forse unica, data la mediocrità impressionante della Serie A di quest’anno.
Subito dopo la partita, guardata con attenzione con gli amici di sempre, si è parlato di Mazzarri. Sono tra quelli che credono che il ciclo del mister si sia chiuso con la bellissima esperienza in Champions e che la partenza di Lavezzi avrebbe rappresentato un ottimo viatico per cambiare nocchiero e impostare il Napoli sulle fondamenta di un nuovo progetto tecnico. Continuerò a sostenere questo comunque, anche in caso di tricolore.
Vi spiego, senza ovviamente cadere nella presunzione di dire il vero, il perché. Partiamo proprio dalla partita di sabato: non mi sono piaciute per nulla le dichiarazioni di Mazzarri che ha detto, pur disponendo di un Cavani in condizioni non perfette, di voler puntare sui migliori. Significa che in panchina non abbiamo di meglio e infatti disponiamo di un talento purissimo che rischia di perdere fiducia negli eccezionali mezzi che possiede e di un mezzo calciatore, Vargas, definito dal mister “centravanti di manovra” ma che del centravanti sembra avere veramente poco. Ciò significa che la lezione degli scorsi anni non è servita a nulla e rischiamo di far scoppiare i vari Cavani, Hamsik, Campagnaro, che rappresentano il novanta percento del potenziale della squadra, molto prima della fine del campionato, come infatti accaduto nelle scorse stagioni. Fuori tempo anche le dichiarazioni sul proprio futuro, che in ogni caso credo porterà verso un definitivo divorzio tra le parti.
Mazzarri ha un gran merito, quello di valorizzare giocatori a cui non si darebbero due lire, ma anche un limite che per uno che per mestiere fa l’allenatore è più che altro un vero handicap. Come se avesse la laurea ma gli mancasse la specializzazione. Usa sempre il solito modulo. Lo usa bene, lo ha sempre fatto, costruendo la squadra in modo da cambiare pedine senza sconvolgere l’assetto tattico, ma se si tratta di cambiare, lo fa con estrema riluttanza solo in caso di necessità, non lo fa per niente o adatta giocatori in ruoli non congeniali pur di rimanere fedele al proprio credo. Questo, nel calcio moderno, significa che ti può andar bene ma che se va male non sai come correre ai ripari. Il fatto di voler puntare sui soliti dodici tredici elementi ovviamente frena la società sul mercato, punto secondo me di primaria importanza nella questione. Si tratta di un capitolo particolare; non sono riuscito ancora a capire di chi siano le responsabilità dei vari Chavez, El Kaddouri, Vargas, Fernandez, Fideleff, tanto per citarne alcuni, mentre è chiaro di chi sia quella di Mesto o, ad esempio, Pandev, almeno per quanto riguarda il suo riscatto. La sinergia società-tecnico non mi sembra funzionare. Il voler puntare a tutti i costi su Cavani che non era in forma mi ha fatto formulare una domanda: si starà lamentando di qualche acquisto mancato come ai tempi fece molto più platealmente Reja contro il Milan schierando Grava, Dalla Bona, e Montervino sul 5-2, oppure starà semplicemente confermando le sue scelte in materia tattica e di mercato? In tutti i casi, il Napoli ha qualche problema. Se il mercato lo fa lui, ha sbagliato quasi tutto puntando su un esterno che non usa neanche in caso di imbarazzante prestazione di Maggio e non prendendo un centravanti di riserva; se le fa la società, allora è in disaccordo completo con l’allenatore tranne in sporadici casi e vuol dire che chi se ne occupa capisce ben poco di calcio. Ma sono orientato verso il maggior peso decisionale del mister su acquisti e cessioni.
Ho scritto qualche giorno fa che un altro grosso limite del nostro allenatore è la gestione e la preparazione dei calci piazzati, in difesa come in attacco. Patatrac, abbiamo preso gol su azione d’angolo avversaria lasciando solo come un cane Caceres. Nel calcio d’oggi non ti puoi permettere distrazioni del genere, un episodio ti condanna senza appello. E se accade contro la Juve, girano a mille. Non ho voluto approfondire l’argomento, ma se Caceres se lo fosse perso Maggio, la colpa è comunque di Mazzarri, perché che non fosse il caso di tenere in campo per così tanto tempo la parvenza del solito Christian, poco concentrato, è chiaro a tutti. Credo, inoltre, che in una partita come quella di sabato, una delle più brutte di sempre, giocata battagliando a centrocampo dove potendo disporre di mastini niente male l’abbiamo spuntata spesso, Mazzarri la volesse pareggiare e che ha sperato fino al gol che finisse 0-0 e che non abbia fatto alcun cambio perché semplicemente non avrebbe saputo cosa modificare, anche se il chi era facile da intuire. Contro la Juve il suo modulo non ha funzionato ed è finita che loro ci hanno punito.
Mi sono tornate in mente, discutendo con gli amici della partita, altre occasioni buttate al vento: quelle partite potevano significare, ognuna a suo modo, un salto di qualità importante in classifica o il passaggio del turno nelle varie coppe, ma abbiamo sempre fallito. Mi riferisco alla gara dell’Epifania 2011 con l’Inter, quando perdemmo 3-1 a San Siro, alla sfida con il Milan dello stesso campionato in febbraio, in cui ci sconfissero per 3-0 facendoci fare la figura delle comparse, a quel 2-3 in casa con il Parma in cui fu espulso Quagliarella e che poteva valere il quarto posto, alla partita di Coppa Uefa contro il Villarreal persa per 2-1 al Madrigal e alla gara di Champions contro il Chelsea a Stamford Bridge, una ferita per me ancora aperta considerato come è andata a finire e quali fossero le premesse. Tutti matches in cui è mancato qualcosa, in cui si è osato poco e in cui, al contrario di tante partite, è mancato completamente il carattere e ciò mi fa pensare ad una gestione delle pressioni un po’ deficitaria. Certo, i risultati sono arrivati, è arrivata una Coppa Italia, qualcuno potrebbe obiettare che al contrario la sfida in Champions contro il Villarreal l’abbiamo dominata, ma c’è da dire che giocavamo contro una squadra allo sbando che è poi finita in serie B. Alcuni definiscono Mazzarri provinciale e mi sembra che l’atteggiamento, ad esempio, di privilegiare una competizione rispetto ad un’altra è proprio da provinciali. Questo discorso però merita altri spazi e considerazioni più ampie.
La storia dei campionati, delle partite del Napoli mazzarriano risulta dunque un circolo in cui si ripresentano sempre i soliti problemi, le solite mancanze, ma anche, è doveroso dirlo, le stesse belle prestazioni e le stesse sorprese. Ma non basta, a mio avviso, per fare il definitivo salto di qualità che tutti ci aspettiamo. Si chiama scudetto e sulle magliette del Napoli spiccherebbe decisamente bene. Spero che il mister mi smentisca clamorosamente prima del suo addio alla squadra che mi sembra inevitabile.
Francesco Bevacqua