Se anche Bayern e Liverpool fanno il turn over
Turn over è il sintagma simbolo del calcio moderno. Sostanzialmente, vuol dire che oggi si corre tutti e si corre tanto, e quindi nessuno può giocare sempre. A farsi un po’ di conti, un calciatore importante di un club di fascia alta, magari costantemente convocato nella nazionale del suo paese, se sempre impegnato, potrebbe arrivare […]
Turn over è il sintagma simbolo del calcio moderno. Sostanzialmente, vuol dire che oggi si corre tutti e si corre tanto, e quindi nessuno può giocare sempre. A farsi un po’ di conti, un calciatore importante di un club di fascia alta, magari costantemente convocato nella nazionale del suo paese, se sempre impegnato, potrebbe arrivare a giocare fra le sessanta e le settanta la partite stagionali tra campionato, coppa europea, coppa nazionale (numero che aumenta se è l’anno di mondiali/coppe continentali).Parliamo di circa due partite a settimana. Umanamente, è impossibile avere un rendimento costante. Ecco, quindi, la scappatoia: il turn over. In una partita che sulla carta è più semplice, in un torneo a cui si punta poco, il giocatore di cui sopra si accomoda in panchina o in tribuna, o nemmeno viene convocato, per riposarsi in vista di partite più importanti. Questo vuol dire che se sei Josè Mourinho e alleni il Real Madrid, puoi far riposare Benzema e far giocare Higuain; ma se sei Walter Mazzarri e alleni il Napoli, per far riposare Cavani devi gettare nella mischia Edu Vargas, che sarà pure un buon giocatore ma al momento rimane un oggetto misterioso.
Eppure il turn over è necessario, perché le stagioni calcistiche sono lunghe ed estenuanti: bisogna dosare le forze per non arrivare in riserva nel momento decisivo, quando ci sarà bisogno del colpo di reni finale. Magari nei primi tempi sarà difficile notarlo, magari gli stessi 13-14 giocatori potranno dare il meglio sia in coppa che in campionato; poi, però, i nodi tornano al pettine, e per molti la primavera diventa maledetta. Per evitare, quindi, turn over sia. Dappertutto, non solo a Napoli.
Diamo prima uno sguardo all’estero. Heynckes, tecnico del Bayern Monaco, aveva adottato un leggero turn over per la trasferta di Borisov contro il Bate, e succede quello che non ti aspetti: i bavaresi, che in quest’inizio d’annata non avevano mai perso, ne prendono tre dai bielorussi che ora sono addirittura primi nel girone. Cambiamo torneo e andiamo a Liverpool: solo panchina per Gerrard, Sahin e Suarez e clamorosa sconfitta in casa per mano dell’Udinese.
Vogliamo chiamarli incidenti di percorso? E sia. Ma rivolgendo l’analisi all’Italia, l’incidenza del turn over sui risultati, anche a inizio stagione, aumenta. Ad esempio, l’imprevedibile sconfitta dell’Inter a San Siro contro il Siena dopo il pareggio, pure casalingo, col Rubin Kazan: Stramaccioni schierò sei undicesimi della squadra che giocò in coppa, che diventano nove se si considerano i tre che subentrarono nel secondo tempo. Identiche, numericamente, le scelte di Petkovic: la Lazio pareggiò a Londra col Tottenham e perse in casa col Genoa. Si arriva quindi alla storia recente, il derby della Madonnina giocato ieri sera: sia l’Inter che il Milan venivano da impegni europei in trasferta (rossoneri a San Pietroburgo, nerazzurri in Azerbaigian). La differenza sostanziale sta nel fatto che l’Inter, vittoriosa col modesto Baku, ha confermato solo quattro giocatori della formazione di coppa, mentre Allegri ha schierati addirittura otto degli uomini che avevano regolato lo Zenit. Risultato: Inter passa subito in vantaggio e poi, in dieci uomini, rimane attentissima in difesa; il Milan prende un goal da palla da fermo e poi si lancia in attacco alla disperata, senza un minimo di lucidità.
Non che il turn over sia una scienza esatta, beninteso, ma è lo stratagemma ideale per affrontare una stagione sportiva. Nel caso del Napoli, ovviamente, influisce la politica societaria di puntare tutto sul campionato e di lasciare l’Europa League ai giovani e alle seconde linee. Ed è una politica che attualmente sta pagando, visto che fra due settimane ci si ritroverà a giocare uno scontro diretto dal sapore d’altri tempi contro la Juventus, coinquilina del primo piano della serie A. Il tifoso deve capire che, ora come ora, non è possibile avere botte piena e moglie ubriaca: la priorità è il campionato, anche perché che quest’anno può essere quello giusto lo hanno capito anche i sassi. E allora che siano accettate sconfitte come quella di Eindhoven, se poi concidono con tre punti importantin per la corsa alla vetta. Poi, ovvio, in alcune partite della “coppetta”, se dovesse presentarsi la necessità/la volontà di passare il turno, si potranno schierare anche un paio di titolari per migliorare il gioco di un Napoli-B che deve ancora apprendere al meglio i meccanismi mazzzarriani. Ma fino ad allora: lunga vita al turn over.
Antonio Cristiano