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Fabian Ruiz un gioiello di lotta e di governo

Un campo dalle condizioni (a dir poco proibitive) non ha inibito il gioco di Fabian Ruiz, tuttocampista di estrema qualità e grande intelligenza.

Fabian Ruiz un gioiello di lotta e di governo

Ha ribaltato la partita

La definizione coniata negli anni Settanta per il Pci di Berlinguer sta perfettamente addosso a Fabián Ruiz Peña, noto semplicemente come Fabián Ruiz o “Fabiàn”, calciatore spagnolo, centrocampista del Napoli e della nazionale Under-21 spagnola. Ieri sera, l’ingresso in campo dell’ex Betis ha cambiato Genoa-Napoli. L’ha ribaltata mettendo insieme le due versioni del calciatore, il suo governo (del pallone) e la sua lotta (sul pallone, su ogni pallone). Una doppia storia parallela resa ancora più suggestiva dall’acquitrino di Marassi, in cui uno come lui avrebbe potuto/dovuto impantanarsi. Invece, mai come questa volta la pratica della realtà è andata ben oltre la teoria: Fabian Ruiz è stato decisivo in tutti i modi possibili.

Dal punto di vista tattico, il suo ingresso (insieme a quello di Mertens) ha sistemato il Napoli – ne ha scritto Alfonso Fasano nella sua analisi tattica. Il fatto è che lo spagnolo ha saputo aderire a un contesto borderline, ad una partita segnata dal maltempo e dalle condizioni proibitive del terreno di gioco. E l’ha fatto mostrando due lati che abbiamo scoperto essere conviventi nel suo gioco: da una parte ha confermato la sua capacità associativa, ovvero la cifra stilistica che regola ogni azione, ogni movimento, ogni idea del gioco di Fabian. Per dirla facile: si muove ed offre una soluzione in base a dove si sviluppa il gioco. La sua posizione in campo è puramente e solamente nominale, è come se Fabian fosse attratto magneticamente dal pallone – e viceversa – e nella zona in cui succedono le cose. Non a caso, il riferimento di esterno o mezzo esterno sinistro è una semplice indicazione generica, la realtà del suo gioco è decisamente diversa.

La heatmap di Fabian Ruiz, tuttocampista

Nonostante tutto, Fabian ha saputo impersonare sé stesso, giocare in questo modo anche ieri sera. Se Zielinski nel primo tempo aveva offerto uno scarico elementare, a sinistra oppure nel mezzo spazio per supportare Mario Rui, Fabian ha spaziato di più. Si è mosso di più, e in maniera diversa. È il principio per cui si può parlare di lui come un calciatore superiore, nel senso di letture avanzate, di comprensione del gioco. La caratteristica principale del suo cdalcio è proprio questa, trasportare in tante zone del campo un controllo del pallone e dell’azione. Quello che serviva ieri sera per creare situazioni pericolose, un tuttocampista che sapesse imporre la propria razionalità anche in un vero e proprio stagno, in un campo fatto di fango più che di erba.

L’altro punto è proprio questo, e richiama eco di partite lontane nel tempo, più epiche, decisamente più maschie, che l’idea di sospendere il gioco per pioggia era quasi da non prendere in considerazione. Qualcuno ha ricordato Sampdoria-Napoli, stesso stadio, nella stagione 1987/88. Allora Maradona si inventò un gol geniale, un gol che poteva essere segnato solo così, alzando il pallone e battendo Bistazzoni.

Senza timore di bestemmiare, ieri sera abbiamo assistito a un’interpretazione simile di Fabian Ruiz. Piuttosto che farsi bloccare dal terreno di gioco, dal fango, l’andaluso ha saputo trovare il modo di muoversi e muovere il pallone. Ha saputo alzarlo, ha provato a condurlo, quantomeno ha sempre cercato di giocarlo in maniera funzionale al Napoli. Intelligenza allo stato puro, unita ad una qualità in grado di governare la situazione.

E di fare gol quando è servito, dopo uno scambio con Mertens che è bellezza e che racconta il calcio dell’ex Betis meglio di ogni altra diapositiva: da esterno sinistro nominale, si è trovato su un pallone corto servito da Mertens dalla zona di centrodestra appena fuori area. Il sinistro, un vero e proprio colpo di fioretto, neanche troppo angolato, ha infilato Radu come una saetta.

Oggi è indispensabile

In questo momento, e per tutte queste qualità, Fabian Ruiz è indispensabile nel Napoli. Rispetto agli strappi di Zielinski, Ancelotti ha bisogno di un gioco più razionale, istintivo nelle connessioni con i compagni e non nella giocata singola. In un mondo ideale, Zielinski e Fabian Ruiz darebbero vita ad una bellissima integrazione tecnica. Qualcosa tipo la mente e il braccio, con il polacco a portare in avanti i palloni lavorati, ripuliti, già scambiati con Fabian.

Solo che il Napoli ha una struttura che non può permettersi questo Zielinski e Fabian Ruiz insieme, e poi è difficile rinunciare ad uno tra Allan ed Hamsik, figurarsi a Callejon. E allora c’è posto solo per una delle due mezzali adattata nel ruolo di laterale mancino. In questo contesto, Fabian Ruiz è decisamente più funzionale. Soprattutto quando c’è da soffrire, che il Napoli ha calciatori che preferiscono difendersi tenendo il pallone, andando in avanti, piuttosto che abbassandosi al limite della propria area.

Infine, c’è la punizione conquistata all’86esimo. Batte Mario Rui, deviazione di Biraschi, palla in gol. Una vittoria di platino e sangue e merda, che nasce dall’astuzia e dalle letture di un calciatore superiore. La definizione migliore, ad oggi, per inquadrare compiutamente Fabián Ruiz Peña, noto semplicemente come Fabián Ruiz.

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