Virzì: «Sabrina Ferilli mi chiese un passaggio in motorino. Ricordo l’emozione di sentire quel corpo schiacciato contro la schiena»
Al Corriere della Sera: «Le feci un provino creandomi inimicizie. I produttori sostenevano Nancy Brilli. Valeria Bruni Tedeschi è impressionante, sia per la sua bravura che per la storia personale»

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Virzì: «Sabrina Ferilli mi chiese un passaggio in motorino. Ricordo l’emozione di sentire quel corpo schiacciato contro la schiena»
Il Corriere della Sera, con Aldo Cazzullo e Michela Proietti, ha intervistato il regista Paolo Virzì. Intervista approfondita di cui riportiamo due stralci relativi a Sabrina Ferilli e Valeria Bruni Tedeschi:
Come scoprì la Ferilli?
«L’avevo vista in un piccolo ruolo in un altro film, mi aveva colpito per quell’essenza da antica italiana: aveva qualcosa di quelle attrici del cinema classico, come la Magnani e la Loren. La incontrai negli uffici di una produzione, dove lavoravo con Furio Scarpelli: era lì per fare un provino e mi chiese se le potevo dare un passaggio in motorino. All’epoca non si portava il casco, mi ricordo l’emozione di sentire quel corpo schiacciato contro la schiena. “Ma perché non fai un provino pure a me”? mi propose».
E glielo fece.
Virzì: «Certo, creandomi anche inimicizie. I produttori sostenevano un’altra attrice, Nancy Brilli, già molto popolare, molto brava, molto bella, ma di una bellezza alto-borghese. Io cercavo una bellezza plebea. E scelsi Sabrina».
Avete avuto una storia?
Virzì: «Ahaha! No, anche se forse Sabrina mi faceva girare la testa. Siamo diventati in compenso amici fraterni: mi invitava a pranzo a casa sua a Fiano Romano, dove ho conosciuto questa famiglia immensa e suo padre Giuliano Ferilli, un personaggio leggendario. Era stato l’autista di Enrico Berlinguer ed era diventato uno dei leader delle lotte agrarie della Sabina, e poi sindaco di Fiano: viveva con l’unità sottobraccio e al termine dei pranzi meravigliosi che offrivano ai loro ospiti si ritirava in camera per fare un riposino, come tutti gli altri commensali. Un giorno anche io venni invitato a fare la pennichella e andando in bagno vidi una scena meravigliosa: Sabrina appoggiata sul petto di suo padre che le leggeva l’unità. Credo che il grande amore di Sabrina sia stata la famiglia e in special modo suo padre… non me ne voglia Flavio Cattaneo».
Lei piaceva a Giuliano Ferilli?
«Mi diverte pensare che segretamente lui sperava che noi due ci sposassimo. Apprezzava i miei film, il mio background popolare, e per lui ero “un compagno”».
Altra musa: Valeria Bruni Tedeschi.
«Una creatura impressionante, sia per la sua bravura che per la storia personale. Valeria è una donna bellissima ma il destino le ha dato per sorella una creatura aliena: Carla. Questo ha reso Valeria cinematograficamente ancora più interessante: perché si percepisce che lei si deve essere sentita inadeguata rispetto a questa sorella fantascientifica. Ha sviluppato delle prerogative da personaggio buffo, quasi da clown, con il coraggio di tirare fuori il lato patetico e ridicolo. Il cinema l’ha salvata: non la vedo mai così bene e in salute come quando gira. Poi magari si attacca al telefono e inizia a piangere con lo psicanalista o l’ex-fidanzato, e pensi “cavolo come soffre questa donna”».











