New Zealand va oltre il fumo della bellezza: «a Napoli lo scenario è unico ma c’è tanto da fare in poco tempo»
Al Giornale Matteo de Nora, Team Principal di New Zealand, suona un campanello d'allarme per l'America's Cup: «adesso è Napoli che deve vincere»

May 27, 2025. Louis Vuitton 38 America’s Cup. America’s Cup trophy and Louis Vuitton trophy in Naples, Mount Vesuvius in the background. Ian Roman
La Coppa America cambia volto. Per 174 anni di storia ha funzionato una regola: il pallone è il mio e decido io. Chi può giocare, con quali regole, con quali squadre etc etc. L’accordo di ieri ha stabilito una governance condivisa che si chiama America’s Cup Partnership: non più un padre padrone ma i partecipanti tutti insieme per un grande circuito sulla falsariga della formula uno.
La novità sta nella condivisione di oneri e onori, nella stabilità di barche e regole per le prossime due edizioni, che significa la Coppa numero 39 ancora a Napoli nel 2029. Il primo evento è previsto con le barche AC 40 in Mediterraneo il prossimo aprile, poi uno in giugno a Napoli dove a Bagnoli stanno lavorando per consegnare le basi ai team in aprile. La Louis Vuitton America’s Cup sarà nell’estate del 2027, giro d’affari previsto un miliardo di euro.
Il regista dell’arrivo della Coppa America a Napoli è il Team Principal di Emirates Team New Zealand Matteo de Nora: cuore italiano, passaporto americano, una passione per le atmosfere della Nuova Zelanda e ovviamente per la vela. Un passato nella industria chimica prima con la famiglia cui è legato il marchio Amuchina e poi da solo. È stato lui assieme a Grant Dalton a scegliere Napoli sposando la proposta di Sport e Salute e del Governo italiano. Quando l’alternativa più concreta era Atene. L’intervista è di Antonio Vettese de Il Giornale
Dottor de Nora, come considera questo passo?
“È sicuramente l’inizio di una nuova era, alla quale hanno contribuito tutti i team, ci stiamo lavorando da tempo. Come tutte le cose potrà essere migliorato e adattato nel tempo, ma è un passo importante”.
Si può dire che ha un peso particolare che tutto ciò avvenga in Italia?
“Sì, è che tutto inizi a Napoli. Avere questa manifestazione in Italia è un traguardo realizzato. Mi consenta di dire che adesso è Napoli che deve vincere: lo specchio d’acqua è bellissimo, lo scenario unico ma c’è tanto da fare in poco tempo. Con la guida di Sport e Salute e le autorità sportive italiane sono fiducioso che ci possa riuscire”.
L’America’s Cup è legata a valori storici, a leggende, anche a ingiustizie che l’hanno per questo resa unica. Non teme che adesso possa perdere qualcosa?
“Il cambio vuole essere un adattamento alle nuove realtà e necessità dello sport contemporaneo. Gli sponsor, il pubblico di cui è aumentata la partecipazione, e i team hanno bisogno di stabilità, questo ci pare fondamentale. Il cambiamento però va fatto cercando di mantenere il fascino unico della Coppa, conservando il suo aspetto altamente tecnologico che è unico fin dalla sua prima edizione. La Coppa ha sempre praticato l’innovazione tecnologica”.
Arriviamo a Luna Rossa, è alla settima sfida, corre in casa.
“Luna Rossa sarà l’avversario più preparato e anche il favorito. Li ringrazio perché tengono noi di New Zealand concentrati. Siamo consapevoli di cosa ci aspetta. Sarà un grande spettacolo”.





