Musetti spiega agli juventini la differenza tra Sinner e Alcaraz: «Jannik è Ronaldo, Carlos è Zidane»

Al podcast juventino “Small Talk” il tennista tifoso bianconero: «ho affrontato anche attacchi di panico, mi sentivo come un coltello tra lo stomaco e lo sterno»

Torino 16/11/2025 - Atp Finals / Image Sport nella foto: Jannik Sinner-Carlos Alcaraz

Divenuto uno dei migliori atleti nel panorama tennistico italiano ed internazionale, Lorenzo Musetti è stato ospite del podcast ‘Small Talk‘ dello Juventus Creator Lab. Nel corso della puntata, il tennista, il quale non prenderà parte alla Coppa Davis, ha posto la sua attenzione sulle differenze tra Alcaraz e Sinner, rispettivamente numeri uno e due al mondo nella classifica ATP, rapportando loro ad alcuni calciatori specifici.

La differenza tra Alcaraz e Sinner spiegata da Musetti

«Sinner come Cristiano Ronaldo, molto metodico e perfezionista. Associo Nadal, invece, a Buffon, lo associo ad un capitano perchè aveva qualcosa di diverso. Federer con Del Piero, un accostamento perfetto, da poeta a poeta. Per Alcaraz penso a Zidane, inventa tanto e disegna. Anche a livello di personalità, quando decide di fare una cosa la fa senza problemi. Per Djokovic mi viene in mente Baggio, magari non c’è molta similitudine perché interpretava più il ruolo di fantasista. Però a livello di risultati si può accostare per quello che ha ottenuto come fama e leggenda. E Berrettini a Trezeguet.  Il motivo? Fisico per la bella stazza, ma anche per il bel martello: deciso, intelligente, legato alla squadra. E a me piacerebbe essere associato a Pirlo. Questo è forse più difficile di tutti. A me piacerebbe essere quel ruolo lì, anche se purtroppo calcisticamente parlando non ho assolutamente quelle doti. Ma anche come persona mi piacerebbe essere affiancato ad Andrea».

Musetti, inoltre, sè è focalizzato sui suoi problemi di ansia, raccontando la sua battaglia personale:

«In questa stagione sono salito sotto l’aspetto mentale e nell’atteggiamento in campo. Purtroppo a livello caratteriale mi accendo facilmente e questa cosa mi penalizza ancora. Durante il mio percorso di crescita ho affrontato anche attacchi di panico, mi sentivo come un coltello tra lo stomaco e lo sterno: mi giravo verso il mio box dicendo che non riuscivo nemmeno a respirare. Per fortuna, negli anni ho imparato a gestire le situazioni pre-gara e oggi sto molto meglio.

Il parlare da solo mi è rimasto, rivolgo spesso insulti a me stesso. Se l’avversario vede che sei in difficoltà e parli da solo, ne approfitta. A volte la gente che non ha tanta cultura sportiva pensa di poter dire qualsiasi cosa, ma questo può riferirsi a qualcosa dal lato del tifoso; non mi permetterei mai, nemmeno da sportivo, di dare dei consigli tecnici, tattici e mentali. Ma se tocchi il mio di sport, penso di poterne capire qualcosina».

E in conclusione un accenno alla crescita repentina di questo sport in Italia negli ultimi anni:

«Io aggiungerei anche Jasmine Paolini e Sara Errani alla lista dei tennisti capaci far crescere questo sport in Italia, stanno facendo un grande percorso. Quello che sta facendo Jasmine è bellissimo: ha portato un pubblico di ragazzine vicino al tennis. Da parte nostra, il fatto di avere vinto due volte la Davis è qualcosa che uno sogna da bambino ed è stata la svolta».

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