Il valore dei diritti tv del calcio europeo aumenta, ma solo vendendoli “porta a porta” (Guardian)

L'Ultima asta Champions dimostra che l'idea di un prodotto unico, da vendere tutto insieme, è fallita: il mercato funziona solo con le aste differenziate Paese per Paese

diritti tv napoli inter Uefa

Mg Budapest (Ungheria) 26/09/2022 - Nations League / Ungheria-Italia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: steadycam

La scorsa settimana la Uefa si è assicurata aumenti medi annui di oltre il 20% nel valore dei diritti tv della Champions League nei suoi cinque maggiori mercati europei, attirando per la prima volta all’asta la Paramount, che si è assicurata i diritti nel Regno Unito, ha trionfato in Germania e ha costretto Sky ad aumentare la sua offerta per i diritti in Italia. “L’aumento dei ricavi per le stagioni 2027-2031 e l’ingresso di un nuovo importante attore in un mercato dei diritti altrimenti stagnante sono motivo di gioia per la Uefa – scrive il Guardian – ma altrettanto significativo a lungo termine è il prodotto che non è riuscito a vendere. La Uefa aveva sperato di vendere un pacchetto di partite di prima scelta a una società di streaming globale, ma non si è concretizzato”.

Invece, Amazon Prime ha mantenuto i suoi pacchetti “first-pick” nel Regno Unito, in Germania e in Italia, mentre Canal+ e Movistar si sono aggiudicati le partite in Francia e Spagna. “L’accordo globale è il cane che non ha abbaiato”, dice al Guardian François Godard, analista senior dei media per Enders Analysis. “Le grandi aziende tecnologiche chiaramente non erano così interessate. Lo sport non sta diventando globale“.

Altre fonti del giornale inglese dicono che la gara d’appalto globale lanciata a ottobre ha suscitato un notevole interesse da parte di Netflix, Apple Tv e Dazn, ma che il modello tradizionale di vendita dei diritti ai singoli mercati si è rivelato più redditizio.

E infatti il valore complessivo dell’accordo per il Regno Unito è aumentato da 1,2 miliardi di sterline a 2,2 miliardi di sterline, ma in quattro anni anziché tre; i diritti della Germania sono aumentati del 40% all’anno, in Italia del 30% (entrambi alimentati dall’ascesa di Paramount) e quelli della Spagna del 14%, con solo la Francia, tra i cinque principali mercati televisivi europei, a non essere cresciuta.

Per Godard questo indica che quindi si continuerà con un approccio di vendita mercato per mercato. “Le tendenze recenti sono contrastanti: la Fifa ha venduto i diritti globali a Dazn per la Coppa del Mondo per Club di quest’anno, ma Apple Tv e la Major League Soccer hanno concordato questo mese di rescindere il loro accordo globale decennale con tre anni di anticipo”.

Il fatto è che sullo sfondo c’è sempre quella vecchia idea (che De Laurentiis spinge da anni) di autoprodursi e trasmettere da sè. In Premier lo chiamano “PremFlix”. Ma la lezione principale dell’asta Uefa, tuttavia, sembra essere che la domanda di accordi globali o addirittura paneuropei è stata sopravvalutata”.

È pura matematica – continua l’esperto – Le indicazioni indicano che continueremo con il modello attuale per un po’ di tempo, vendendo i diritti mercato per mercato e ciclo per ciclo”.

Se una piattaforma streaming avesse acquistato tutti i diritti di prima scelta, avrebbe dovuto trasmettere la stessa partita in tutti i suoi mercati. Amazon, avendo vinto tre aste, ha la possibilità di selezionare partite diverse per Regno Unito, Germania e Italia.

“Il pacchetto globale era anche pieno di vincoli, che ne hanno influito sul valore”, afferma Godard. “Nel Regno Unito, ad esempio, ci sarebbero state molte settimane in cui non si poteva guardare una squadra inglese: perché i tifosi avrebbero dovuto pagare per questo?”.

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