Conte si ispiri a Kratos: «Il ciclo finisce qui. Dobbiamo essere migliori di ciò che già siamo»
Il videogame God of War può essere la stella polare del tecnico del Napoli

Conte si ispiri a Kratos: «Il ciclo finisce qui. Dobbiamo essere migliori di ciò che già siamo»
Quasi 50 anni fa, nel 1976, Francesco Guccini presentava L’Avvelenata al mondo, sfogando tutto il suo malessere e la sua rabbia nei confronti di critici, giornalisti e colleghi cantautori. Lui, dal canto suo, era impegnato in cose più serie, tipo costruir su macerie o mantenersi vivo. “Costruir su macerie”: una frase che, in quest’interminabile e avvelenata pausa Nazionali, mi è spesso tornata in mente in tutta la sua pittoresca forza espressiva. Un ossimoro potente e preciso come un destro all’incrocio e che, molto sinistramente, si applica benissimo al volto scuro, deluso e rassegnatamente inferocito di Antonio Conte.
Già, Antonio Conte: il nome più in voga in qualsiasi salotto calcistico italiano. Complice la sua sfuriata post-Bologna, il nome del salentino è diventato il simbolo di oscuri presagi sul prosieguo della stagione degli azzurri che, da un momento all’altro, si sono ritrovati a prestare il fianco alle teorie e agli “attacchi” di, parafrasando Guccini, “chiunque abbia un tiramento”. Inutile negarlo: il Napoli è all’angolo e il suono della campana sembra un miraggio lontano. Dunque, preso atto del problema che affligge la squadra, quale potrebbe essere la soluzione in grado di – non dico raddrizzare completamente – ma almeno rimettere in carreggiata una stagione ben lungi dall’essere finita? Banalmente, il più classico dei compromessi tra le parti in causa. Quale che sia stato il casus belli (le fatidiche doppie sedute), qualcuno dovrà fare un passo indietro e qualcun altro uno in avanti. La stagione è agonizzante, ma non morta, e la decisione è nelle mani dei protagonisti: verrà staccata la spina o immessa una botta d’adrenalina?
Io credo che la prima opzione non convenga a nessuno e non mi riferisco solo alle inutili tristezze inflitte alla piazza, vera vittima di questo gioco al massacro, ma anche alle conseguenze lavorative dei diretti interessati. I calciatori non ci stanno facendo una bella figura e, soprattutto, Antonio Conte potrebbe uscire dal giro che conta, mettendo la firma su ciò che si è sempre mormorato di lui: non sa gestire il doppio impegno.
E così arriviamo al punto cruciale di questo sproloquio: Antonio, che dalle macerie sei riuscito a ricostruire una squadra a tua immagine e somiglianza, perché ora stai costruendo su macerie? Non riesci davvero a liberarti di questa Thanatos, o pulsione di morte di freudiana memoria? Perché le tue imprese finiscono sempre per scontrarsi in questo modo?
Domande probabilmente destinate a rimanere senza risposta, ma d’altronde è la tua storia personale a parlare per te: Torino, Milano, Londra. La delizia di un anno, la croce del successivo. Cosa dobbiamo pensare? Che davvero sei uomo da ricostruzione immediata e stop? Che, fondamentalmente, da favorito non riesci a partire? Io, personalmente, spero di essere smentito su tutto. Lo ribadisco: il tempo è dalla tua parte. Puoi ancora dimostrare di essere molto meglio di ciò che sei ora e di come ti dipingono, ma per farlo il vestito da colonnello va riposto per un po’. Va bene quando c’è bisogno di quell’elettroshock che sai dare in maniera eccellente, un po’ meno quando quella stessa squadra che hai risanato ha solo bisogno di giocare a calcio e dimostrare il suo potenziale.
Lo confesso: le ultime uscite mi hanno deluso, in campo e fuori. Mi sono sembrati i sintomi di un capitano che ha perso la rotta, spremendo i suoi marinai all’inverosimile solo per dimostrare di essere ancora sul pezzo. Ma i marinai lo fiutano un capitano che non sa che pesci prendere e, per questo, ben vengano questi giorni di distacco da Napoli. Potrebbero aver rischiarato le idee di tutti. Ora non ci saranno più soste fino a marzo: sarà una lunga sfilza di partite in cui tutti, partendo dall’allenatore, potranno dimostrare di avere ancora qualcosa da dire. E, mister, senti un semplice tifoso: sei meglio di così. Questo vestito ingombrante che ti hanno cucito addosso va strappato, per dimostrare di non essere più un costruttore di macerie.
Da buon gamer, vorrei terminare citando Kratos che si rivolge a Thor (protagonisti di God of War): «The cycle ends here, we must be better than this».
Il ciclo finisce qui. Dobbiamo essere migliori di ciò che già siamo.











