Conte: «Lang, Neres? Devono lavorare e avere pazienza. Ma anche io devo avere pazienza, non solo i calciatori»

In conferenza: «Il discorso del modulo? Alla fine resta sempre un 4-3-3. Giocando così tanto, ti alleni meno, e la mancanza di allenamento porta spesso a problemi muscolari»

Conferenza Torino-Napoli Conte

Napoli's Italian coach Antonio Conte looks on before the Italian Serie A football match between Sassuolo and Napoli at the Mapei - Città del Tricolore stadium in Reggio Emilia, on August 23, 2025. (Photo by Stefano RELLANDINI / AFP)

Antonio Conte è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia di Torino-Napoli, analizzando il momento della squadra e facendo il punto sugli infortuni.

Le parole di Conte in conferenza

Sta per iniziare un tour de force. In che condizioni ha ritrovato il gruppo e cosa si aspetta da queste partite?

«Innanzitutto, abbiamo ritrovato i Nazionali e la maggior parte di loro hanno giocato entrambe le partite. Bisognerà modulare gli allenamenti e il reinserimento nel gruppo e preparare la partita contro il Torino. Buongiorno è tornato in gruppo, ha fatto 3-4 allenamenti e anche Politano ha recuperato. Amir sta procedendo la sua fase di recupero. Idem Lobotka. L’obiettivo è vedere che risposte diamo in queste 7 partite, ci sarà bisogno di fare rotazioni e quindi ci sarà bisogno di tutti.»

Partita contro il Torino: come si schiererà la squadra? Si manterrà il modulo classico o si punterà su soluzioni alternative?

«Il discorso del modulo alla fine resta sempre un 4-3-3 – spiega l’allenatore – Può essere il tipico con due esterni o atipico con un esterno e un centrocampista in più. Capisco che possa sembrare complicato perché il calcio offre indicazioni diverse a seconda che si osservi la fase difensiva o quella offensiva, e catalogare un sistema in entrambe le situazioni non è semplice. Spesso cambia la costruzione del gioco e la fase di non possesso. Al di là di questo, abbiamo due certezze e cercheremo sempre di proporle, perché non ne abbiamo altre – sorride l’allenatore – Fa un po’ sorridere, ma con lo Sporting siamo partiti con quattro centrocampisti, 1-1, poi abbiamo schierato due esterni del 4-3-3 e abbiamo vinto. Contro il Genoa, invece, siamo partiti col 4-3-3 e poi abbiamo cambiato con i quattro centrocampisti».

Quali sono le insidie del match di domani?

«Chi gioca contro il Napoli ha voglia di fare qualcosa di straordinario. Domani sarà una partita difficile. Vivo a Torino, i granata sono una squadra gloriosa, con un ottimo allenatore. La Lazio l’anno scorso è stata la nostra bestia nera. Domani sarà un’altra partita».

Infortuni in Serie A già in aumento: +45% a ottobre. Il Napoli registra lo stesso trend?

»Sarebbe interessante fare anche un confronto europeo per capire la proporzione generale – spiega l’esperto – Il problema principale è che più si gioca, più aumenta il rischio di infortuni. Giocando così tanto, ti alleni meno, e la mancanza di allenamento porta spesso a problemi muscolari. Sono esseri umani e subiscono uno stress non solo fisico, ma anche emotivo e psicologico: giocare ogni tre giorni è complicato. Bisogna avere rose ampie e profonde. Se giochi molto, è inevitabile affrontare problematiche, anche leggere, ma se un giocatore è affaticato e dopo tre giorni deve scendere in campo, rischi un infortunio più grave, che potrebbe tenerlo fuori un mese. Serve quindi una gestione diversa e attenta».

In questi giorni di sosta, c’è qualcuno che ha approfittato per far vedere qualcosa in più rispetto ad ora? Mi riferisco a Lang e Neres

«Neres lo conosco, non deve dimostrare niente, ha contribuito allo Scudetto. Noa sta lavorando, si sta ambientando e sta cercando di capire cosa vogliamo da lui sia a livello di giocata che di partecipazione alla squadra. Lavora e si applica e sicuramente avrà le sue chance. Poi bisogna continuare a lavorare con serietà come stanno facendo ed avere pazienza, ma la pazienza la devo avere anche io, non solo i calciatori».

Cosa intende quando dice che questo è l’anno più difficile?

«Complesso, non difficile. Non fatemelo ripetere un’altra volta altrimenti diventa una litania. Ascoltate le interviste precedenti e capirete cosa intendo».

Come ha visto Gilmour dopo la Nazionale? Ci sono altre opzioni per il ruolo?

«Ho totale fiducia in Billy, ha sempre fatto bene quando chiamato in causa. Sposa le caratteristiche di Lobo e per queto è stato preso. Trovare un altro? Diventa difficile in questa rosa, tutti hanno caratteristiche diverse. Non sono play e quindi dovremo adattare qualcuno».

McTominay ha segnato in Nazionale, quando ritornerà brillante? 

«È molto semplice. McTominay ha cambiato status. L’anno scorso era un underdog, arrivava da un periodo in cui non trovava spazio allo United e aveva tutto da dimostrare. Oggi è considerato uno dei migliori, e le attenzioni nei suoi confronti, anche da parte di chi prepara le partite, sono completamente diverse. Gli avversari lo studiano, adottano accorgimenti per limitarlo. Si è adattato a tutto.  Ha giocato con due punte, nel 4-3-3, in diversi ruoli. È inevitabile però che, essendo ormai una stella riconosciuta, venga affrontato con un livello di attenzione più alto rispetto al passato».

 

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