Senza De Bruyne, è il Napoli da trincea e vincente dello scorso anno: 1-0 a Lecce, così si vince

Rete di Anguissa ma l'eroe è Milinkovic Savic che para un rigore a Camarda. Il Napoli abbandona le velleità estetiche, si cala nella realtà da provincia e somiglia di nuovo al suo allenatore

De Bruyne

Ci Lecce 28/10/2025 - campionato di calcio serie A / Lecce-Napoli / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: gol Frank Anguissa

Senza De Bruyne, è il Napoli da trincea e vincente dello scorso anno: 1-0 a Lecce, così si vince

È il Napoli dello scorso anno. È il Napoli operaio, da battaglia, la squadra che fa storcere il naso agli esteti ma sta lì a combattere metro su metro e alla fine la spunta. A Lecce si rivede la squadra che proprio a casa di Antonio Conte lo scorso anno, giocando in modo analogo, conquistò uno spicchio importante di scudetto. Alla fine, arriva la vittoria per 1-0. Di corto muso. Con rete nella ripresa di Anguissa, su colpo di testa. Dopo che Mefistofele Milinkovic si era esibito nella specialità della casa: il rigore parato, questa volta a Camarda. Gli azzurri tornano a vincere in trasferta dopo quattro sconfitte consecutive: Manchester City, Milan, Torino, Psv Eindhoven. E non subiscono reti. Ah, dimenticavamo: il Lecce vince la partita degli expected goals (1,2 a 0,85). Per ora, non sappiamo ancora per quanto, nel calcio contano ancora i gol veri.

È la prima partita senza De Bruyne, oltre a Napoli-Inter ovviamente. E il Napoli assume subito le sembianze della squadra che ha vinto il campionato. Meno pretenziosa, meno sciccosa, più contiana oseremmo dire. Quando va in trincea, il tecnico salentino è insuperabile. E adesso il Napoli è in trincea. Sia perché ha perso De Bruyne, sia perché i tanti infortuni hanno aperto il dibattito sui suoi metodi di allenamento, sia per tutto quello che è accaduto durante e dopo Napoli-Inter. Da solo, Conte ha mandato in tilt l’intero ambiente nerazzurro, media e stampa compresi.

Il Napoli vince 1-0 e quindi resta in testa alla classifica. Attenderà la Roma impegnata domani.

A Lecce Conte schiera dal primo minuto Elmas, Lang, Lucca. Porta in panchina McTominay affaticato (non può correre il rischio di perdere anche lui) e i guariti Rrahmani e Hojlund (il danese entra anche in campo a mezz’ora dalla fine). Pure Neres – la chiave tattica di Napoli-Inter – si accomoda in panca per acciacchi vari. Entra nel secondo tempo al posto di Lang colpito duro più volte dai coriacei difensori leccesi. Tra i titolari non c’è nemmeno Spinazzola. Giustamente. Stavolta Conte sfodera un uso sapiente della rosa lunga. Bisogna far rifiatare i calciatori. Ci sono partite meno complesse a patto che venga affrontate col piglio giusto e non con quello di Eindhoven.

La partita non è nulla di che ma a Lecce si viene per vincere non per dare spettacolo. Il Napoli non rischia praticamente nulla nel primo tempo, prova a pungere ma lo fa realmente solo in una occasione con Olivera.

Nella ripresa, come detto, entra subito Neres al posto di Lang . La svolta arriva intorno al minuto 53 quando il gioco viene fermato per un sospetto tocco di mano di Juan Jesus. Il tocco c’è, la ricerca dell’immagine è piuttosto laboriosa. Alla fine il fotogramma viene trovato. Meglio così, sennò chi lo sentiva il mondo Inter (a proposito, alla fine – dopo aver ascoltato il Var di Napoli-Inter – solo per Rocchi non era rigore quello su Di Lorenzo: una domandina forse il designatore dovrebbe porsela). Camarda tira e Milinkovic glielo para.

A mezz’ora dalla fine, Conte cala il tris d’assi: in campo Hojlund, Spinazzola e McTominay, fuori Lucca Olivera e Politano zoppicante. Lucca si è battuto, non gettiamogli la croce addosso. Politano invece sotto tono, la stanchezza si fa sentire: è stato con Spinazzola il migliore del Napoli in questo avvio di stagione.

Entrano i più forti e il Napoli segna. Nella vita esistono le categorie, dice il profeta di Livorno che allena il Milan. Ha ragione. Punizione di Neres, una pennellata, Anguissa di testa la tocca (probabilmente insieme a un difensore del Lecce) ed è gol. Il quarto in nove partite: Cagliari, Genoa, Inter e ora Lecce. Il resto è trincea. Il Napoli si cala nella realtà di provincia e gioca con le stesse armi. Così si vincono gli scudetti. La prima senza De Bruyne è andata benissimo, come del resto era accaduto per Napoli-Inter.

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