Platini: «Regalai ad Agnelli il mio Pallone d’oro, mi disse: “Ma è tutto d’oro?” E io: “Avvocato, se era tutto d’oro mica glielo regalavo”»
Al Festival dello Sport: «Ai miei 40 anni mi ha regalato un pallone di platino».

Db Torino 13/05/2014 - finale Europa League / Siviglia-Benfica / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Michel Platini
Michel Platini è stato ospite al Festival dello Sport di Trento.
Le dichiarazioni di Platini
L’ex calciatore della Juventus ha raccontato della festa dei 70 anni dell’avvocato Agnelli, dove si presentò con una scatola:
«Agnelli aprì la scatola e dentro c’era il regalo, il mio primo Pallone d’oro. L’avvocato aveva gli occhi sgranati. Mi guardò e mi disse: “Ma è tutto d’oro?” E io gli risposi: “Avvocato, se davvero era tutto d’oro mica glielo regalavo”».
Ha aggiunto:
«Quando poi ho fatto io 40 anni, l’Avvocato mi ha regalato un pallone tutto di platino ma io non mi sono azzardato a chiedergli se fosse vero».
«Ero simpatico anche ai non juventini? L’importante per me era far divertire il pubblico, non ho mai preso in giro le altre tifoserie, avevo una mentalità diversa».
Sul suo arrivo in Italia, Platini ha dichiarato:
«Nella mia famiglia non si parlava italiano. Conoscevo solo Agrate Conturbia, Cesenatico, Bobby Solo e i ricordi di Messico 70. Del resto, come diceva Brera, facevo l’italiano in Francia e il francese in Italia. Cosa amo di qui? I gol fatti… Ma ho passato anni a vedere solo stadi e hotel, ora ho visitato la Costiera Amalfitana e andrò a Venezia, finalmente da turista. Il passaggio alla Juve? Avevo già firmato con l’Inter ma gli stranieri non potevano arrivare. Boniperti mi chiese ‘Vuoi parlare con l’avvocato? Pensavo intendesse il mio: ‘E’ qui’. ‘No, l’altro avvocato…’. Cosa mi chiese Agnelli? ‘Noi dobbiamo vincere la Coppa Campioni’. ‘Ci penso io’. Dissi a Boniperti, se prendete me e Boniek e ci fate giocare come negli anni 40 non funziona. Poi mi sono curato e siamo partiti forte».
«La finale persa con l’Amburgo ad Atene? Non sempre vince il migliore. Ma nel 1984 io ero il migliore del mondo. Anzi, ero il migliore da quando sono nato. Anche se le classifiche dei calciatori sono sciocchezze, non puoi paragonare campioni di epoche diverse. Io andavo dove diceva il Trap. Si, però poi tornavo dove dicevo io».
Sul ritiro a 32 anni:
«Era un momento complicato per problemi fisici e per quello che era successo a Bruxelles. Ero logoro, e non è bella la vita se non fai gol. Non volevo nemmeno fare il regista arretrato, alla Pirlo».