Verstappen: «Non toglierei mai il piede dall’acceleratore in curva solo perché ho un bambino a casa»

L'olandese a L'Equipe: «Per i risultati di questa stagione direi che la colpa non è tanto nostra quanto della McLaren che è migliorata enormemente»

Verstappen red bull

LAS VEGAS, NEVADA - NOVEMBER 23: 2024 F1 World Drivers Champion Max Verstappen of the Netherlands and Oracle Red Bull Racing celebrates in parc ferme after the F1 Grand Prix of Las Vegas at Las Vegas Strip Circuit on November 23, 2024 in Las Vegas, Nevada. Rudy Carezzevoli/Getty Images/AFP Rudy Carezzevoli / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP

Questo con ogni probabilità sarà l’anno in cui Max Verstappen abdicherà dal suo lungo regno di pilota leader della Formula 1. Dopo aver vinto quattro mondiali di fila, solo un miracolo potrebbe garantirgli il quinto. Dovrà accontentarsi di ripartire l’anno prossimo da capo, magari iniziando a fare bene già a Monza, dove si trova in questi giorni in vista del Gran Premio italiano. L’olandese ha rilasciato alcune dichiarazioni a L’Equipe in cui ha raccontato diverse curiosità e soprattutto si è raccontato. A seguire un estratto con le sue principali parole.

Le parole di Verstappen

Sul suo futuro quando non sarà più un pilota.

«Non mi immagino in Formula 1. È troppo. La F1 richiede troppo tempo. In futuro non voglio passare così tanto tempo lontano dalla mia famiglia. Potrei vedermi in altri ruoli, ma non tornare qui come capo o team principal. Non toglierei mai il piede dall’acceleratore in curva né cederei a un attacco solo perché ho un bambino a casa. Il mio impegno è lo stesso di quando ho iniziato. E chiunque la pensi diversamente, secondo me, si sbaglia».

Sui giovani

«Sono piuttosto trasparente. Non sono qui per nascondere le cose. Quando mi fanno domande, rispondo e, naturalmente, conosco alcuni un po’ meglio di altri. Quello che mi piace è che sono nuovi in ​​questo mondo, sono freschi, sono loro stessi. Essere in F1 era il loro sogno, come me. Andiamo abbastanza d’accordo. È un po’ strano, certo, vedere arrivare dei diciottenni; per me sembrano passati quattro o cinque anni, anche se sono già alla mia undicesima stagione. Quando ho iniziato c’erano molti piloti più anziani, sui 30 anni e oltre. Il che è un po’ meno vero ora, perché non ci sono più così tanti conducenti anziani».

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Sulla stagione no

«Direi che la colpa non è tanto nostra quanto della McLaren, che è migliorata enormemente. Siamo gli unici responsabili. Avremmo dovuto fare di meglio, ma tutti stanno lavorando al massimo delle proprie capacità. La F1 non è uno sport facile, perché se fosse facile, tutti potrebbero farcela. Mi piacerebbe vincere più spesso, te lo assicuro, ma non posso forzare le cose. Posso essere frustrato, ma questo non aiuta la squadra ad andare avanti. Aiuta anche il fatto che ho già vinto molto, quindi riesco a mettere le cose in prospettiva più facilmente di qualcuno impaziente che non ha ancora avuto successo. Ho già vinto il campionato quattro volte e spero di farlo di nuovo, ma non è garantito. Sono già molto contento di quello che ho fatto. Monza è insidiosa, storicamente non è uno dei nostri circuiti migliori, con la bassa velocità in rettilineo».

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