Velasco: «Si parla sempre male dei giovani. Come facciamo a rapportarci se diciamo “noi eravamo meglio di voi”?»
A Repubblica: «La vittoria non è comoda. Le donne vanno gestite in modo diverso. Ho riflettuto molto, studiato. Le donne si preparano»

Italy's head coach Julio Velasco reacts in the women's volleyball gold medal match between USA and Italy at the South Paris Arena 1 in Paris during the Paris 2024 Olympic Games on August 11, 2024. (Photo by PATRICIA DE MELO MOREIRA / AFP)
Velasco: «Si parla sempre male dei giovani. Come facciamo a rapportarci se diciamo “noi eravamo meglio di voi”?»
Julio Velasco intervistato da Repubblica dopo il successo al Mondiale con la nazionale femminile di pallavolo.
Avete vissuto due giorni durissimi, con i tie-break con Brasile e Turchia: se lo aspettava?
«Non è strano questo, è l’eccezione quel che è successo nell’anno olimpico. Normale è un finale equilibrato, la sofferenza, la vittoria che non è comoda. Di questo ho sempre parlato con le ragazze, quando dicevo “giochiamo per vincere 30-28 al tie-break”. Però noi abbiamo sempre la stessa cultura».
Velasco, i giovani, le donne
Ha parlato dei giovani: come ha fatto un nonno 73enne senza social ad adattarsi a un gruppo di ragazze molto smart?
«Si parla sempre male dei giovani. Come facciamo a rapportarci con i giovani se continuiamo a dirgli “noi eravamo meglio di voi” “noi giocavamo col cavallo di legno e voi state sui social”? Se me lo avessero detto a 18 anni li avrei mandati a quel paese. I giovani sono diversi perché vivono in un mondo diverso. Io ho sempre avuto fiducia in loro, nelle mie figlie, nei nipoti, nei giocatori: anche nella mia squadra ammiro la capacità d’adattamento e la voglia di lavorare. Queste ragazze sono state favolose: come avevo chiesto, si sono comportate come una squadra che aveva perso, non vinto a Parigi».
Diceva che allora era più emotivo, e ora è diverso: in cosa?
«Ho cambiato funzioni, perché le donne vanno gestite in modo diverso. Ho riflettuto molto, studiato. Le donne si preparano, non ho mai avuto una compagna alle superiori che si presentasse a un esame senza aver studiato. Gli uomini magari preferivano giocare a calcio. Questo gruppo possiede queste caratteristiche all’ennesima potenza: la capacità di imparare, lavorare, essere autonome e autorevoli come chiedevo dal primo giorno. Cioè, saper fare quel che serve in campo, senza un allenatore che le consideri giocattoli, ma sia come un genitore che insegna al figlio a essere indipendente».