Schwazer: «Flessibilità e tapis roulant sono le mie parole d’ordine. La Federazione? Meglio che non mi abbia chiamato»

Alla Gazzetta, dopo aver marciato la 10 km: «a parte il talento e la genetica ci vuole una grande capacità di adattamento a nuove metodologie. I campionati italiani? Vediamo»

Schwazer donati

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Dopo aver marciato la 10 km, segnando il quarto di sempre in Italia, Alex Schwazer ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport.

Schwazer: «Flessibilità e tapis roulant sono le mie parole d’ordine»

Il 19 luglio di un anno fa, ad Arco di Trento, si era presentato al passo d’addio annunciando che non avrebbe più gareggiato. Invece quest’anno ha già fatto tre uscite. Nostalgia?

«Ma no, a me gareggiare ogni tanto piace perché dà un senso all’allenamento. Ad Arco è stata l’ultima gara sotto la guida di Sandro Donati con una preparazione completa nella gambe, come quando ero un professionista. Ma avevo la sciatica e una 20 km non posso più farla, il mio corpo non me lo permette. Ora con Domenico Pozzovivo faccio un terzo, per non dire la metà del lavoro che facevo allora. Infatti non pensavo di rimanere a questo livello, invece sono stanco ma contento, e qualche gara corta, al massimo 10 km, continuerò a farla».

Non starà pensando ai prossimi campionati italiani? 

Schwazer:«Non escludo che possa accadere l’anno prossimo, non voglio mettermi limiti, vediamo se avrò il tempo per prepararmi. O se piuttosto deciderò di non fare alcuna gara».

Cosa significa a 40 anni realizzare un tempo che in stagione vale addirittura la top 10 mondiale?

«Sinceramente non ci guardo, sono contento semmai di aver migliorato il personale che risaliva al 2011, poco prima dei Mondiali di Daegu. La soddisfazione è grande considerando che sono passati quattordici anni, ma preferisco non essere inquadrato nelle solite categorie, il mondo ormai ha bisogno di dire ‘tu sei giovane, tu sei vecchio…’. L’obiettivo è soltanto fare del mio meglio».

E il lavoro? Da preparatore atletico come trova il tempo di allenarsi?

«La prima parola d’ordine è flessibilità, la seconda è tapis roulant. Non posso permettermi di essere regolare, tante volte mi alleno in pausa pranzo, altre sfrutto le giornate un po’ più tranquille per fare sedute più importanti. In ogni caso non mi allontano dal tapis roulant dell’hotel, che mi permette di fare valutazioni biomeccaniche, così posso sfruttare ogni momento dell’ora e trenta di stop che ho per fare tutto, anche mangiare.»

Poi c’è la collaborazione col Südtirol in Serie B:

Schwazer:«Il mio ruolo è avere un dialogo continuo con i preparatori Chiodi e Pescosolido, ci sono tante cose che facciamo e che vorremmo fare, ma è giusto non cambiare troppo la routine.»

A 38 anni Djokovic è stato semifinalista Us Open, mentre Monica De Gennaro ha vinto l’oro mondiale con l’Italvolley. L’età è solo un numero?

«Dipende, a parte il talento e la genetica ci vuole una grande capacità di adattamento a nuove metodologie, mentre tanti atleti che hanno vinto preferiscono non cambiare nulla. Se adesso mi allenassi come sedici anni fa quando ho conquistato l’oro olimpico, farei 41’ e non 38’ sui 10 km. Quella che non cambia è la voglia di faticare.»

Qualcuno della federazione s’è complimentato?

«No no, meglio così, mi verrebbe l’amaro in bocca. E poi se mi chiamano penso che vogliono qualcosa da me».

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