La pay tv uccide il calcio molto più della pirateria. Milan-Bari in chiaro nettamente più vista di Juve-Inter su Dazn
Andiamo oltre gli slogan celoduristi della Lega Calcio. Gli ascolti e gli studi dimostrano che il calcio funziona in chiaro. Sennò è un sistema da Robin Hood al contrario

La pay tv uccide il calcio molto più della pirateria. Milan-Bari in chiaro nettamente più vista di Juve-Inter su Dazn
“La pirateria uccide il calcio” è lo slogan del filmato pubblicitario che appare sugli schermi durante ogni partita di serie A: atmosfera lugubre, un bambino triste e sconsolato in uno stadio diroccato, retorica a gogò. Tutto fuori registro, dal contenuto alla forma, a maggior ragione considerando quanto accade nelle parti del mondo in cui si uccide per davvero: così è se vi pare, avrebbe chiosato Pirandello. Ma c’è di più: l’estate che volge al termine è stata contrassegnata dalla logorrea nerboruta dei vertici della Lega, il presidente Ezio Simonelli e l’amministratore delegato Luigi De Siervo. Armati di parole roboanti, essi hanno indossato una mimetica virtuale, ergendosi a difesa della fortezza dei diritti tv, presa d’assalto da un esercito di pezzottari: “la pirateria è un crimine”, “non solo multe ma anche azioni penali”, “la Guardia di Finanza è al lavoro”, “chi usa il pezzotto è un ladro”, “c’è correlazione tra la salute del campionato e la misura con cui i tifosi contribuiscono al benessere dei loro club”, “avrei voluto comprare un centravanti, ma, se tutti avessero fatto l’abbonamento, forse ci sarei riuscito”. Per completare l’armamentario, manca solo la formula standard per ogni tipo di propaganda celodurista, che volentieri suggeriamo: “daremo la caccia ai pezzottari in tutto il globo terracqueo”.
Non c’è che dire, le prime frasi hanno un contenuto volutamente ansiogeno, ma per fortuna le ultime due riportano un po’ di buonumore: senza scomodare l’economia – in particolare l’inflazione – un pizzico di buon senso ci dice che se ciascuno avrà più soldi per un centravanti non è che egli si trasformerà per incanto in Ronaldo il Fenomeno, ma resterà lo stesso giocatore di prima a un prezzo più alto. E l’esperienza dimostra che, se si danno a ogni presidente più soldi da spendere, egli li spenderà tutti.
Vogliamo vedere? La risposta è nel Report Calcio, prodotto dal 2011 in collaborazione tra la Figc, il centro studi Arel e la società di consulenza e revisione contabile PwC. Ebbene, secondo questo studio, nella stagione 2010-2011 il fatturato complessivo della serie A fu di 2,03 miliardi e le perdite poco meno di 300 milioni. Nel 2023-2024, nonostante un fatturato salito a 3,84 miliardi, le perdite sono state di 369 milioni. Come mai? Soprattutto perché gli stipendi dei calciatori sono cresciuti da 1,096 a 1,82 miliardi e gli ammortamenti, cioè il costo annuo della rosa, da 405,3 a 774,3 milioni. Dunque, il succo è questo: i vertici della Lega spingono perché migliaia di tifosi, che mediamente sono lavoratori con stipendi non elevatissimi (litote) concorrano ad aumentare le buste paga di giocatori che non risulta debbano mettersi in coda alle mense della Caritas: Robin Hood all’incontrario.
E allora, questa lotta alla pirateria? Si tratta di propaganda di bassa lega, e qui la elle potrebbe anche essere maiuscola: nell’era di internet estirpare il pezzotto equivale a voler svuotare il mare con un secchiello. Esagerazioni? Mica tanto: un recente rapporto prodotto da Fapav, associazione che tutela i diritti audiovisivi, Ipsos, società di ricerche di mercato, e Lega ci informa che nel 2023 gli atti di pirateria televisiva, non solo relativa al calcio, sono sì diminuiti, ma sono pur sempre 319 milioni, cioè circa 874mila al giorno. Si dirà: i soliti italiani. Niente affatto: come si legge nel Report Calcio 2025, si stima che negli Usa il SuperBowl 2024 sia stato visto illecitamente da 17 milioni di persone e che in Francia il 37% dei telespettatori abbia guardato l’ultima stagione di Ligue1 in modo non consentito, con una punta del 55% per Marsiglia-Psg.
Dunque, non si può fare niente? Altroché, la soluzione c’è, infallibile e pure immediata: se davvero, ma proprio davvero, si volesse eliminare il pezzotto, basterebbe portare il calcio “in chiaro”, come usano dire gli specialisti del settore. Troppo semplicistico? Niente affatto: il pezzotto è l’effetto e i prezzi sono la causa, per cui, agendo sulla seconda, si contiene il primo. E lo si elimina azzerando i prezzi.
Facciamoci aiutare adesso da Auditel: la partita più vista di questo scorcio iniziale di stagione è stata Milan-Bari di Coppa Italia, trasmessa da Canale 5 la sera di domenica 17 agosto: 2.478.000 spettatori. E persino Cesena-Pisa, trasmessa sul 20 quasi in contemporanea, è stata seguita da 181.000 persone. Invece, la partita più vista su Dazn è stata Juventus-Inter di sabato scorso alle 18, con 1.687.803 spettatori: il famoso, attesissimo, storico, imperdibile “derby d’Italia” ha prodotto circa 800mila spettatori in meno di un Milan-Bari di coppa Italia. E i 179.821 fedeli di Atalanta-Lecce sono stati poco meno di quelli di Cesena-Pisa.
Potremmo stare qui a sminuzzare, interpretare, puntualizzare i dati: le 18 di sabato sono svantaggiate sulle 21 di domenica, ma il 13 settembre è avvantaggiato sul 17 agosto, e David di qua, ma Modric di là, Chivu di qua, ma Allegri di là. La verità è che non ci sono dubbi: anche stavolta non scomodiamo l’economia – a parità di offerta la domanda cresce al diminuire del prezzo – e ci facciamo aiutare dal solito pizzico di buon senso per dedurre che il calcio in chiaro genera ascolti decisamente superiori a quello a pagamento. Poiché Figc, Lega e società di calcio tengono così poco ai tifosi, ma così tanto ai soldi, non lo facciano per i primi ma per i secondi: più ascolti producono più ricavi pubblicitari.
Insomma, aderiamo senz’altro all’appello di De Siervo di “sostenere il calcio attraverso canali legali”: portiamolo in chiaro. Tutto.