Il basket italiano non ha fame, non si incazza mai. È avvolto in questa melassa che non c’entra niente con l’agonismo
La parola d'ordine è distinguersi dal calcio. Così la pallacanestro italiana è diventata vittima di se stessa. Della propria voglia di rimanere sempre adolescente

Spain's shooting guard #08 Dario Brizuela vies for the ball against Italy's forward #13 Simone Fontecchio during the FIBA EuroBasket 2025 basketball match between Italy and Spain at Spyros Kyprianou Arena in Limassol on September 2, 2025. (Photo by Jewel SAMAD / AFP)
Il basket italiano non ha fame, non si incazza mai. È tutto perfettino, avvolto in questa melassa che non c’entra niente con l’agonismo
La pallacanestro italiana è vittima di se stessa. Della propria voglia di rimanere sempre adolescente, della propria incapacità di guerreggiare, di non riuscire a non cazzeggiare quando si scende in campo e ci si gioca la permanenza all’Europeo. L’ambiente cestistico è cosi poco tossico, da risultare eccessivamente salubre. Può sembrare paradossale, ma non lo è. Nel basket inclusivo, dove sono tutti amici, nel quale non c’è un po’ di lotta nemmeno per sbaglio, dove non c’è la capacità di camminare sull’avversario quando serve, dove c’è spazio per tutti, succede poi che tutti abbiano voglia solo di partecipare, e mai di vincere. Questa inclusività ha sfibrato anche la parte professionistica di un movimento che all’ottanta percento, dalla Nazionale a scendere, è semiprofessionistico.
Non abbiamo mai avuto i Doncic, e gli Jokic. Quelli che lo sono per nascita, ma non per crescita (Banchero) giustamente cercano situazioni maggiormente stimolanti. Inginocchiarsi ai piedi di Di Vincenzo non è stata un’idea dignitosa. Per camminare all’Europeo c’è bisogno di tanta voglia e tanto coraggio. Quando si scende in campo per rappresentare il proprio movimento, e il proprio paese, alcuni nani diventano giganti (Georgia e Finlandia), e bullizzano i favoriti (Francia e Serbia), mentre l’Italietta ha sempre la faccia della vittima designata. Pronta a fare spazio a chi davvero vuole andare avanti. Negli ultimi 4 minuti con gli azzurri a contatto, una miglior gestione degli attacchi e non la ricerca spasmodica del tiro del pareggio avrebbero potuto portare un risultato diverso. Doncic era cotto e la Slovenia con lui. E sarebbe stata un’impresa. Invece eccoci qua a parlare dell’ennesima occasione sprecata, dell’ultimo ballo della “generazione d’oro”, nominata d’oro da chi non è dato saperlo.
Nel basket italiano nessuno si incazza davvero
Certamente i baskettari in generale hanno voglia di prendere distanze dal modo di relazionarsi del calcio. E per certi versi è anche giusto. La miserie umane delle scuole calcio, e del calcio in generale nel basket sono molto meno evidenti. Le radici malate di questo sconfittismo cronico non vengono solo dal campo. Il modo di raccontare la Nazionale (vero Flavio Tranquillo?), il modo di ironizzare sulle sconfitte hanno pervaso le menti e i modi di essere di gran parte del movimento cestistico nazionale. C’è passione quando si gioca. Ma nessuno recrimina. Nessuno si incazza davvero. Nessuno contesta. Nessuno stigmatizza una mazzata che per il basket nazionale risulta davvero pesante (secondo peggior risultato nella stoia degli europei). Alla fine tutti contenti e commossi. Per l’ultima di Gallinari. Per l’ultima di Pozzecco. Con il quale ci si complimenta per essersi dimesso, senza aspettare. Ci si nasconde dietro il dito: la conferma di Pozzecco sarebbe stata valutata, come tante altre candidature, solo in caso di medaglia.
Il nome del futuro commissario tecnico è solo un aspetto. Il movimento non ha fame. L’unica grande città rappresentata ad alto livello è Milano, fino a quando c’è stato Giorgio Armani. Roma è inesistente. Napoli rabberciata come al solito, non sembra aver pescato bene nel panorama dei paisà diventati taycoon. La Virtus campione d’Italia da anni soffre di scarsa visibilità. Il basket italiano è soprattutto provincia. Provincia che è contenta di partecipare. Quando cercava di vincere (Pesaro, Caserta, Cantù) rendeva il tutto molto più credibile e vincente.