Diarra il nuovo Bosman: «La Fifa chiarisca i criteri per rompere con i club. Va riequilibrato il potere giocatori-club»

Racconta la sua vicenda al Paìs. «La Fifa era vicina ai club russi per il Mondiale 2018. Ora rispetti la sentenza. Il giocatore non può andare via gratis, ma i club non possono pretendere indennizzi sproporzionati al danno reale»

Diarra

Paris Saint-Germain's French midfielder Lassana Diarra arrives to attend the 31th edition of the UNFP (French National Professional Football players Union) trophy ceremony, in Paris on May 28, 2023. (Photo by Bertrand GUAY / AFP)

Diarra: «La Fifa rispetti la sentenza, chiarisca i criteri per rompere con i club. Va riequilibrato il potere giocatori-club»

«Mi aspetto tre cose dalla giustizia: primo, che dica ad alta voce ai giocatori: “Potete andarvene! Se siete in un club e avete un contratto, ecco i criteri per liberarvi”. Criteri oggettivi di un regolamento che tutti possano capire. Voglio solo equilibrare il potere tra giocatori e club al 50%. Secondo, che la Fifa dica: “Quello che è successo a Lassana non accadrà mai più”. E che mi dicano: “Lass, scusa per i disagi che ti abbiamo causato”. Infine, che mi restituiscano i miei soldi. Esiste un danno morale che devono risarcire». Lunga intervista di El Paìs a Lassane Diarra il centrocampista francese che undici anni fa, si separò dalla Lokomotiv Mosca dopo appena un anno del suo contratto quadriennale. La Fifa lo squalificò 16 mesi e lo condannò al pagamento di circa 10 milioni di euro. Lui ha portato il caso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e ha vinto (ha poi chiesto un risarcimento di 65 milioni di euro). Una sentenza la cui portata il calcio sta ampiamente sottovalutando. Anche perché lui – e nell’intervista lo dice chiaramente – la sua storia la spiega molto ma molto diversamente.

Vale la pena ricordare che uno dei suoi avvocati è Jean-Louis Dupont l’avvocato che fu di Bosman.

Dice a El Paìs:

«La cifra (65 milioni) è stata calcolata dalla società indipendente Compass Lexecon. La carriera di un calciatore dura al massimo 15 anni. La Fifa mi ha impedito di giocare per 16 mesi quando avevo 29 anni e mi trovavo nel pieno. Se togli questo tempo a 15 anni, elimini il 15-20% del potenziale economico di una carriera e rovini il resto. Quanto costano 11 anni di avvocati? E quanto gli interessi sugli 11 milioni di euro della multa che Fifa e Tas mi hanno imposto di pagare nel 2015? Perché se non pago, non posso giocare. La giustizia ordinaria ha già detto che devono restituirmi ciò che ho pagato. La Fifa lo sa, ma non gliene importa. Oggi sono 65 milioni. Tra un anno saranno di più! Il tempo passa!».

Diarra racconta la sua vicenda alla Lokomotiv Mosca

Nell’estate del 2014, due anni dopo aver lasciato il Real Madrid, è iniziato il tuo conflitto con la Lokomotiv Mosca che ha accelerato la fine della tua carriera. Che cos’è successo? Secondo la Corte di Giustizia dell’Unione europea la Lokomotiv  ti ha licenziato per il tuo “cattivo comportamento” e ha poi citato in giudizio la Fifa invocando il regolamento sul trasferimento dei giocatori per la “risoluzione del contratto senza una causa giustificata”.

«Non ho mai rescisso il mio contratto. Quando sono tornato dalle vacanze ho scoperto che volevano licenziarmi. Il presidente della Lokomotiv mi ha detto che non avevano i mezzi per continuare a pagare il mio stipendio. È la vita. L’ho accettato. Abbiamo iniziato a cercare club per trovare una via d’uscita. Ma il Lokomotiv non ha ricevuto le offerte che volevano e questo mi andava bene, poiché sono umano e non ero disposto ad andare ovunque, sono iniziati i problemi. Volevo tornare in Europa, ma avevano altri piani che non conosco. Penso che avessero già tutto preparato con la Fifa alle spalle. In preparazione dei Mondiali 2018 organizzati in Russia, i club russi avevano forti legami con la Fifa e questo dava loro fiducia. Nel mondo normale sarebbe stato impossibile . È come se il Madrid mettesse Rodrygo in vendita e, non ricevendo offerte, lo licenzia e dice: «Mi devi 90 milioni di euro. Lo hanno fatto con l’aiuto procedurale della Fifa».

Segue il racconto dei 16 mesi di sospensione inflittigli dal Tar, cofinanziato dalla Fifa:

«Il presidente mi ha detto che ero licenziato e mi è stato vietato di allenarmi con la squadra. Volevano che rinunciassi al contratto. Li ho avvertiti che sarei andato all’Ambasciata francese per chiedere aiuto. Mi è stato chiesto di firmare un mucchio di documenti. Ho detto: “Non firmerò nulla; questo è in russo, sono francese. Voglio la mia ambasciata accanto a me in modo che possano tradurre”. E lì mi hanno intimato di consegnar loro il passaporto: “Dammi il passaporto, stai qui, non te ne andrai.”»

Saresti stato disposto a rinunciare ai tre anni di stipendio che ti erano dovuti in cambio di rimanere libero?

«Certo, Ho detto loro Ok. Nessun problema. Ma mi hanno risposto di no. Volevano 22 milioni. Perché una legge russa, che non conosco, stabiliva che avrei dovuto pagare 22 milioni. Mi hanno comprato dall’Anzhi, ma non mi hanno mai pagato 22 milioni. E la Fifa lo sa. Come ha fatto la Fifa ad autorizzare quell’acquisto?»

Chi lo ha condannato a pagare 11 milioni di euro alla Lokomotiv e chi gli ha imposto una sospensione di 16 mesi?

«In caso di controversia, il club si rivolge prima alla Camera di risoluzione delle controversie della Fifa e, in seconda istanza, al Tribunale arbitrale dello sport. Ma il Cas è cofinanziato dalla Fifa. In realtà mi hanno condannato a rimanere 16 mesi senza club, ma a priori non mi hanno mai informato del tempo che sarei stato senza giocare. Era come essere in prigione senza sapere quando sarei potuto uscire. Ho aspettato 16 mesi e un giorno. Nel frattempo, non ho mai saputo per quanto tempo sarei rimasto senza un club: forse 16 mesi, forse tre anni, o quattro… Ho chiesto alla Fifa quando, in tutta la storia del calcio, hanno fatto vivere un giocatore 16 mesi senza un club e poi, in aggiunta, gli hanno imposto una multa di 11 milioni».

Per lui, il caso Diarra deve diventare un precedente che riequilibri i rapporti tra club e calciatori: «Il giocatore non può andare via gratis, ma i club non possono pretendere indennizzi sproporzionati al danno reale». E conclude: «Questo processo non è solo per me. Aiuterà molti giocatori, grandi e sconosciuti, in posizione di debolezza. La Legge Diarra calcolerà il vero danno dell’employer, si pagherà quello e ci si libererà. Io ho fatto la mia parte. Ora tocca agli altri».

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