Dallavalle: «Velasco mi ha ispirato: chi vince scrive una pagina, gli sconfitti scrivono un libro»

Al Messaggero: «Ho visto Berrettini sugli spalti, mi ha fatto i complimenti. Provengo da una famiglia di atleti: è grazie a mio fratello se ho scelto il salto triplo».

Dallavalle

Italy's athlete Andrea Dallavalle competes in the men's triple jump final during the World Athletics Championships in Tokyo on September 19, 2025. (Photo by Kirill KUDRYAVTSEV / AFP)

Ieri Andrea Dallavalle ha vinto la medaglia d’argento nel salto triplo ai Mondiali di atletica di Tokyo. La sua intervista a Il Messaggero.

Dallavalle: «Mi ha ispirato Velasco con una sua citazione. Bello vedere Berrettini a tifare per me»

Come ha fatto a conquistare una medaglia alla sua prima gara stagionale all’aperto?

«Avrei voluto volentieri fare di più quest’estate, però qualche problema fisico non me l’ha permesso. Sapevo di star bene ed era il momento giusto per dimostrarlo. Ho aspettato l’ultimo salto: ho voluto tenervi un po’ sulle spine».

Una carriera piena di infortuni, la sua…

«Sì, l’anno peggiore è stato il 2023. Mi sono fatto male alla caviglia per la quarta volta».

E’ cresciuto in una famiglia di sportivi…

«Tutti hanno fatto atletica. Mia madre è stata pluricampionessa italiana nel lungo, mio papà faceva i 400. Mio fratello nel triplo: è grazie a lui se faccio questa specialità».

I complimenti di Berrettini?

«Stavo facendo il giro d’onore con la bandiera e poi ho visto uno e ho detto: ma quello è Berrettini! Mi ha fatto i complimenti e mi ha detto che ho fatto un numero incredibile».

Dopo le qualificazioni aveva detto che avrebbe gareggiato con le mutande di Diabolik: è andata così?

«Sì, le ho usate per la prima volta a 16 anni in una gara e mi è andata bene. E’ sempre lo stesso paio, ma cominciano a starmi un po’ strette…».

Idoli?

«Valentino Rossi e Pecco Bagnaia. Una cosa in comune con Pecco è che siamo arrivati entrambi secondi a un Mondiale».

Una frase che l’ha ispirata?

«Velasco. Una volta ha detto che chi vince scrive una pagina, gli sconfitti scrivono un libro».

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