Schwazer, la Corte europea dei diritti dell’uomo riesaminerà il suo ricorso sulla condanna per doping

Lo scrive Il Giornale. La Corte ha aperto un procedimento contro il rifiuto del tribunale federale svizzero di ammettere la revisione della sentenza arbitrale del Tas

Schwazer donati

archivio Image / Sport / Alex Schwazer / foto Imago/Image

Dopo anni di battaglie giudiziarie e di polemiche sul doping, si riaccende la speranza per Alex Schwazer. Il marciatore altoatesino, oro olimpico nella 50 km di marcia a Pechino 2008, era stato squalificato per otto anni nel 2016 in seguito a un test antidoping contestato, vicenda che ha segnato la sua carriera e la sua immagine. Nonostante l’archiviazione del procedimento penale in Italia per non aver commesso il fatto, la giustizia sportiva internazionale aveva confermato la sanzione e i tribunali svizzeri avevano negato la revisione del caso. Ora, però, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha deciso di esaminare il ricorso presentato dai suoi legali, aprendo un nuovo spiraglio nella lunga e controversa vicenda.

Schwazer, assist per la risoluzione della battaglia legale direttamente dall’Ue (Il Giornale)

Scrive così Il Giornale, a firma Marcello Di Dio:

“Si apre un nuovo spiraglio positivo nella battaglia legale che dura ormai dal 2016. L’ultima puntata del caso Schwazer e della sua squalifica per doping riguarda la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha deciso di aprire un procedimento contro il rifiuto del tribunale federale svizzero di ammettere la revisione della sentenza arbitrale del Tas del 30 gennaio 2017. […]

Nel 2022 era stato presentato un ricorso dopo il no del tribunale federale svizzero di ammettere la revisione della sentenza arbitrale dopo l’archiviazione (18 febbraio 2021), da parte dell’autorità giudiziale italiana del procedimento penale contro Schwazer per non aver commesso il fatto. «Adesso si comincia a ragionare bene – il commento dell’avvocato Gerhard Brandstaetter -. […] «Andremo fino in fondo con tutti i mezzi possibili e per questo motivo abbiamo anche fatto questo procedimento davanti alla Cedu, l’ultimo iter possibile per quanto riguarda la giustizia sportiva. Abbiamo passato un altro scoglio, il finale è tutto da scrivere», così Alex Schwazer. Che sullo stop forzato di otto anni ha aggiunto: «Rimpianti non ne ho, io come tutte le persone che mi sono state vicine abbiamo sempre dato tutto e siamo riusciti ad arrivare dove si poteva». Il procedimento di Strasburgo «chiarirà il fatto se ho avuto un processo equo, oppure no, non entrerà in merito».

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