Agli Us Open i biglietti costano 8.000 dollari, sei Nuggets cento dollari. Si va per farsi vedere, mica per il tennis
Front Office Sport: gli hot dog a 4 dollari del 1996 sono cimeli. Oggi il drink-simbolo, l’Honey Deuce, costa 23 dollari (e non è il più caro). È un evento mondano, la deriva dello sport da hospitality

Italys Jannik Sinner plays a forehand return to Canadas Felix Auger-Aliassime during their men's singles semifinal tennis match on day thirteen of the US Open tennis tournament at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York City, on September 5, 2025. (Photo by KENA BETANCUR / AFP)
Biglietti da 8mila dollari, nuggets da 100 dollari, cocktail a 23 dollari: l’Us Open più affollato di sempre vive tra lusso sfrenato e paura di restare esclusi. Gli Us Open sono, da sempre, lo Slam dell’eccesso. Già alla fine degli anni ’90 i giornali sottolineavano il problema: “A Wimbledon non hanno questi problemi,” scriveva una testata. “Solo i prezzi esorbitanti del cibo sono superati da quelli dei biglietti, destinati a raddoppiare.” Un’altra lamentava che l’Arthur Ashe Stadium fosse “troppo grande: troppi posti lontani, troppo alti, troppo costosi.” Persino l’allora sindaco di New York, Rudy Giuliani, accusava la Usta (United States Tennis Association) di danneggiare i quartieri vicini.
Front Office Sport fa le pulci al torneo newyorkese.
Protestare per i prezzi è di moda agli us Open
Protestare contro i prezzi e la natura ostentata degli Us Open è quasi un passatempo antico quanto il tennis stesso. Ma oggi la sensazione condivisa è che il torneo abbia superato un punto di non ritorno. I biglietti da 35 dollari e gli hot dog a 4 dollari del 1996 sembrano cimeli di un’altra epoca. Oggi il drink-simbolo, l’Honey Deuce, costa 23 dollari (e non è neanche il più caro). Un burrito con patatine 40 dollari. Il cappellino ufficiale pure 40. E poi le famose pepite di pollo con caviale: 100 dollari per sei pezzi. Sul mercato secondario, il prezzo medio d’ingresso quest’anno è stato di 427 dollari. Per la semifinale Djokovic-Alcaraz il “gett-in” ha superato i mille dollari, con posti a bordo campo venduti da 8.913 dollari in su.
Il “problema Honey Deuce”
Il cocktail rosa con sfere di melone, venduto in 550.000 unità lo scorso anno (per un incasso di 12 milioni di dollari), è diventato l’icona perfetta di ciò che irrita i tifosi più puristi: più che una bevanda, un obbligo social. Persino Jessica Pegula, miliardaria di famiglia e tra le migliori tenniste al mondo, ha postato una foto con il bicchiere la sera stessa della sua eliminazione. Il pubblico, però, sembra sempre meno interessato al tennis. “All’Arthur Ashe il brusio di fondo è continuo, come diecimila conversazioni tiepide in contemporanea,” ha scritto il giornalista Giri Nathan. E molti dei posti migliori restano spesso vuoti, occupati da clienti corporate più attratti da hospitality e lounge che dalle partite. Nonostante ciò, il torneo continua a crescere: oltre un milione di spettatori nel 2024 e già quest’anno si viaggia verso un nuovo record, con una domanda di biglietti cresciuta del 144% in soli tre anni.
Il fascino delle star
Prosegue Front Office Sport:
Non è solo una questione di prezzi. Secondo il veterano Ben Rothenberg, la vera trasformazione è culturale: il torneo è diventato un evento mondano, un luogo dove “esserci” conta quanto — se non più — del guardare il tennis. Gli spettatori si vestono in stile “tenniscore”, tra preppy e influencer. I fan più appassionati, i veri “bleacher bums” del tennis, stanno scomparendo. La spinta arriva anche dalla cultura pop: il film Challengers del 2024 con Zendaya ha reso il tennis di nuovo “sexy”, mentre la presenza di star come Timothée Chalamet e Kylie Jenner o Taylor Swift e Travis Kelce ha trasformato l’Open in un palcoscenico globale. “L’America è fatta così,” commenta Rothenberg. “Se Taylor Swift e Travis Kelce vanno agli Us Open, allora tutti penseranno: dobbiamo esserci l’anno prossimo per contare qualcosa.”